sabato 7 settembre 2024
in Papua Nuova Guinea questo pennuto così affascinanti, in passato, è diventato bersaglio dei cacciatori con il risultato che alcune specie sono state decimate...
Un bambino indigeno all'arrivo del Papa in Papua Nuova Guinea

Un bambino indigeno all'arrivo del Papa in Papua Nuova Guinea - Reuters

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Paradiso è una parola che ben si addice alla Papua Nuova Guinea, seconda tappa della visita del Papa nel Sud-est asiatico e in Oceania. Paradiso per le bellezze naturali di questa terra tra oceano e cielo, isole e foreste pluviali, grande biodiversità e risorse naturali. Paradiso anche perché uno dei suoi simboli è l’Uccello detto appunto del Paradiso, rappresentato anche sulla bandiera nazionale e utilizzato dagli organizzatori nel logo della visita papale, oltre che citato da Francesco nel suo primo discorso a Port Moresby.

L’Uccello del Paradiso, in effetti, ha proprio le phisique du role per fare da emblema. E non solo della Papua Nuova Guinea. Innanzitutto perché con la sua livrea di penne e piume dai vivacissimi colori è una vera e propria meraviglia della natura e giustamente si è guadagnato il proprio nome. Ma anche perché – come spesso avviene a tutto ciò che è bello – ha innescato la follia umana. Questi pennuti così affascinanti, in passato, sono diventati bersaglio dei cacciatori con il risultato che alcune specie sono state decimate. E allora anche questo caso l’Uccello del Paradiso fa da simbolo. Di ogni attentato ai diversi ecosistemi: acqua, foreste, mari, sfruttamento intensivo del sottosuolo e inquinamento atmosferico, fino ad arrivare ai cambiamenti climatici e al pericolo dell’innalzamento del livello degli oceani, cui terre come la Papua Nuova Guinea e tutte le popolazioni del Pacifico sono particolarmente esposte.

Il rischio è dunque quello di trasformare il paradiso in un inferno, di accrescere la già notevole povertà di chi vive di mezzi di sussistenza antichi di millenni (la pesca, ad esempio), di depredare in maniera insensata le risorse naturali e quindi di aumentare la distanza tra i Paesi ricchi e quelli in via di (sotto)sviluppo.

Il Papa, che in questa nazione alla fine del mondo è venuto anche per dire parole importanti sull’argomento, ha ricordato a tutti che ogni grande ricchezza naturale comporta anche una grande responsabilità nel suo uso. Facendo poi riferimento proprio all’Uccello del Paradiso come simbolo di libertà, ha rimandato al Creatore, il quale vuole che ogni uomo sia libero. Anche e soprattutto dalla povertà. Il messaggio è chiaro. Preservare l’Uccello del Paradiso, cioè la biodiversità, cioè la bellezza del creato, cioè l’uomo stesso. Prima che tutto diventi un paradiso perduto.

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