sabato 19 novembre 2022
Parla Rabezzana accoglierà il Pontefice nella sua casa: mi chiama sempre e mi domanda cosa mangio
«Il Papa mio cugino, così premuroso»
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«Lo aspettiamo con trepidazione e con una gioia indescrivibile: siamo tutti in fibrillazione, il telefono continua a squillare… dovete avere pazienza, ho 90 anni, spero di non morire. Gli amici mi dicono che devo tenere duro fino a domenica poi lunedì posso andarmene». È un incontro davvero atteso quello fra «Giorgio Mario Bergoglio» e Carla Rabezzana, vedova Bracchino, cugina di secondo grado di papa Francesco (la madre di Carla, Ines Bergoglio era cugina prima di Mario Bergoglio, padre del Papa, e i loro nonni erano fratelli). Mamma di due figli, nonna e bisnonna, da un mese è «tallonata» da giornalisti e televisioni ma risponde a tutti senza risparmiarsi. «La visita ad Asti era già stata programmata nel 2020 – prosegue – il Papa mi aveva detto che sarebbe andato a Castelnuovo Don Bosco dai Salesiani, ad Asti e a Portacomaro a trovare chi rimane della sua famiglia. La pandemia ha sospeso tutto e poi la sorpresa, un mese fa».

Oggi il «cugino Giorgio» arriva a Portacomaro (un paese di poco più di 2 mila abitanti a dieci chilometri da Asti) per una visita privata alla sua famiglia nella casa della «decana», la signora Carla appunto, che precisa: «Siamo rimasti sei cugini tutti di secondo grado con le loro famiglie. Lo scorso 8 novembre ho compiuto 90 anni ma Giorgio non viene certo apposta per festeggiare me: la sua è una visita pastorale alla diocesi, certo, per lui Asti è tornare a casa. Durante gli studi da gesuita a Francoforte e dopo, quando andava in Vaticano, spesso veniva a trovarci: ci siamo incontrati per la prima volta 50 anni fa. Lo ospitavo da me, allora abitavo a Torino, e insieme ai cugini venivamo a Portacomaro, nella casa natale dei nostri nonni, il mio Giovanni Angelo Bergoglio, la sua, l’amata Rosa Vassallo. Durante la guerra siamo sfollati dai nonni qui a Portacomaro dove ho frequentato la 4ª e la 5ª elementare. Erano tempi difficili, allora la famiglia era tutto: per questo Giorgio non dimentica le sue origini, anche se spesso lo sgrido perché mi tiene troppo in considerazione, io sono solo una vecchietta».

Il vescovo di Asti, Marco Prastaro, descrive i cugini del Papa come persone «semplici, al pari della gente di queste parti. Alle spalle percorsi familiari di sacrifici con cui Jorge Mario Bergoglio ha voluto fin da giovane prete mantenere un legame. Papa Francesco torna quindi alle sue origini e per noi è un onore e un grande dono che sia proprio qui, nella nostra diocesi, nella nostra città, nella terra da cui è la sua famiglia è partita per emigrare alla “fine del mondo”, come ha ricordato il giorno della sua elezione al soglio pontificio. Come ho detto alla signora Carla, la visita del Papa che va alle radici della sua storia personale dopo tanti anni è un invito a tornare alle radici della nostra fede, un richiamo forte all’impegno dell’evangelizzazione che non ha confini».

La cugina Carla ricorda commossa la visita pastorale dell’illustre cugino a Torino il 21 giugno 2015, in occasione del bicentenario di Don Bosco: «Il giorno dopo Giorgio dedicò tre ore a noi familiari, una trentina tra torinesi e astigiani: prima la Messa con l’arcivescovo Cesare Nosiglia e il cardinale Severino Poletto e poi il pranzo in arcivescovado. Per non fare torto a nessuno aveva voluto che a tavola ci si disponesse per età e grado di parentela. Io sono la più anziana e così mi sono seduta vicino a lui».
Carla ci ricorda che non passa mese, da anni, che papa Francesco non la chiami: «Si informa della mia salute, si assicura perfino se ho mangiato…

È rimasto genuino, è uno di noi, umile com’era da giovane, attento a chi fa più fatica, ai più poveri». Le chiediamo che cosa significa essere la cugina del Papa: «Un grande onore, non ne sono certo degna, anche se per me Giorgio è come un fratello: poi lo vedo in televisione e mi dico “Carla, è il Papa!”. Le nostre conversazioni negli anni sono sempre state fraterne. Quando capitava a Torino mi diceva: “Portami dalla cascina dei nonni’. Ed è per questo che ho deciso di trasferirmi a Portacomaro per trascorrere l’ultima stagione della mia vita: qui ci sono le mie origini, di qui dopo la guerra è partita per l’Argentina un pezzo della famiglia per cercare un futuro migliore come tanti altri astigiani: ma chi l’avrebbe detto che tra questi ci sarebbe stato il Papa, mio cugino?».

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