venerdì 14 marzo 2025
Slitta il bollettino medico: ci vorrà il tempo perché si consolidino i miglioramenti. Francesco è sempre supportato dall'ossigeno ma compie piccoli spostamenti seppur con i necessari aiuti
Le finestre del Policlinico Gemelli a Roma dove papa Francesco è ricoverato

Le finestre del Policlinico Gemelli a Roma dove papa Francesco è ricoverato - ANSA

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C’è anche un mazzo di rose bianche ai piedi della statua di Giovanni Paolo II all’ingresso del Policlinico Gemelli di Roma. Le rose amate da papa Francesco che da un mese esatto è ricoverato nell’ospedale ribattezzato da papa Wojtyla “Vaticano tre”, inteso come terza residenza dei Pontefici dopo la Città del Vaticano e Castel Gandolfo. Dal 14 febbraio Francesco è al decimo piano che accoglie il mini appartamento con la stanza dei Papi. Colpito dalla polmonite bilaterale. Una mano anonima ha lasciato i suoi fiori preferiti che si uniscono a candele, messaggi, corone del Rosario, disegni dei bambini davanti al nosocomio. Ma non è la degenza più lunga di un Papa al Gemelli, che resta quella di 55 giorni di Giovanni Paolo II.


La situazione clinica di Francesco è «stabile» e per questo i sanitari hanno deciso di non diffondere l’annunciato bollettino medico serale che slitta a domani sabato, ha comunicato la Sala Stampa della Santa Sede. Ciò conferma i segnali positivi dei giorni scorsi e il fatto che il percorso di cura sta dando risultati, nonostante il quadro rimanga «complesso». Tuttavia fonti vaticane fanno sapere che ci vorrà tempo perché si consolidino i miglioramenti e parlano di recupero «lento» vista l'età del paziente: 88 anni. Anche ieri il Papa ha continuato le terapie: quella farmacologica va di pari passo con la riabilitazione respiratoria e motoria. E Francesco è sempre aiutato dall’ossigeno: di giorno con l’ossigenazione ad alti flussi, di notte con la ventilazione meccanica, ossia con la mascherina. La Sala Stampa vaticana riferisce che il Papa riesce a muoversi e a compiere piccoli spostamenti, pur con la necessaria assistenza e con l’ausilio di cui aveva bisogno già prima del ricovero, e alterna periodi a letto a quelli in poltrona. Al mattino ha seguito la conclusione degli Esercizi spirituali di Quaresima per la Curia Romana collegandosi con l’Aula Paolo VI (ma senza farsi vedere) dove il predicatore della Casa Pontificia, padre Roberto Pasolini, ha tenuto la meditazione finale. «L’umanità è segnata dal declino fisico, ma c’è un rinnovamento interiore che avviene giorno dopo giorno», ha detto il frate minore cappuccino ricordando che in ogni frangente la vita «torna a svelarsi per quella che è: un’opera meravigliosa». E al termine ha indirizzato il suo personale «ringraziamento al più che giustificato assente di questi giorni che è il Santo Padre».

La preghiera davanti alla statua di Giovanni Paolo II all'ingresso del Policlinico Gemelli a Roma dove papa Francesco è ricoverato

La preghiera davanti alla statua di Giovanni Paolo II all'ingresso del Policlinico Gemelli a Roma dove papa Francesco è ricoverato - Ansa

A Francesco ha rivolto il suo pensiero il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, nella Messa con il corpo diplomatico nella Cappella palatina durante la quale ha chiesto una preghiera «ancora più intensa e viva» per il 12° anniversario di pontificato di Bergoglio che cadeva giovedì e ha invitato a una speciale «intenzione per la salute del Santo Padre perché possa ristabilirsi e tornare presto tra noi». I medici hanno già sciolto la prognosi ma non hanno ancora indicato una eventuale data per l’uscita dal Gemelli che non risulta imminente. E quindi è anche prematuro ipotizzare se Francesco, una volta lasciato l’ospedale, si stabilisca di nuovo a Casa Santa Marta o nel Palazzo Apostolico. Al Gemelli è stato il francescano padre Giancarlo Sboarina, referente della cappellania del Policlinico, a portare idealmente intorno all’altare «il nostro papa Francesco in questo tempo di fragilità e di fatica» che «continuiamo a sentire tanto vicino a noi», ha sottolineato. E ha aggiunto che talvolta «la sofferenza paradossalmente diventa un motivo di riavvicinamento: capita quando abbiamo un caro, un parente in condizione difficili».


È ciò che testimonia l’abbraccio senza confini intorno a Francesco. Questa sera il Rosario in piazza San Pietro è stato guidato dal segretario del Dicastero per la comunicazione, monsignor Lucio Adrian Ruiz. Domenica sono due le iniziative di “affetto” per il Papa. La prima ha per protagonisti i bambini che alle 11.30 porteranno davanti al Gemelli la loro «carezza simbolica» al Pontefice. «I bambini sono il Vangelo disegnato a colori. Ci ricordano in maniera spiazzante che la vita è un dono, che la purezza è lo sguardo più bello e la tenerezza un punto di forza», dice padre Enzo Fortunato, presidente del Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini, che ha promosso l’evento. Numerose le associazioni che stanno aderendo, dalle Scuole della pace della Comunità di Sant’Egidio ai bambini delle scuole cattoliche della Fidae, passando per i piccoli della cooperativa Auxilium. «Ci saranno anche i nonni con i loro nipotini», annuncia il frate francescano. Dopo la preghiera dell’Angelus, un gruppo di giovanissimi porterà un mazzo di rose bianche nella cappellina del Gemelli. La seconda iniziativa è l’omaggio a Francesco alla partenza della Maratona di Roma, inserita nel calendario del Giubileo: prima del via, ci saranno 42 secondi di raccoglimento, tanti quanti i chilometri di gara, dedicati al Papa da parte dei 30mila atleti iscritti, dopo i quali lo speaker ufficiale leggerà le parole che Francesco aveva rivolto ai maratoneti nel 2023 e nel 2024.


Intanto le Poste Italiane raccontano l’impennata di corrispondenza diretta al Vaticano. «Fino a 150 chili di posta in più al giorno», spiega Antonello Chidichimo, responsabile del centro di smistamento. Il flusso giornaliero viene sottoposto ai controlli di sicurezza e poi destinato al centro di distribuzione di Poste Italiane di Roma Belsito che copre anche l’area del Gemelli dove la corrispondenza finisce in una delle cassette dedicate ai “grandi clienti”, come il Policlinico che ospita il Pontefice. «Arrivano centinaia di lettere alla settimana. È sempre emozionante vedere lettere da ogni parte del mondo - dichiara il responsabile di Roma Belsito, Andrea Di Tommaso -. In questo momento così delicato, è un ulteriore segno di affetto e partecipazione»

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