sabato 22 marzo 2025
Lo hanno annunciato i medici del Gemelli, nel briefing di questo pomeriggio con i giornalisti. Il Pontefice dovrà osservare un periodo di convalescenza di due mesi. Zuppi: «Una grande gioia»
Da sinistra: il dottor Luigi Carbone, il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni e il professor Sergio Alfieri

Da sinistra: il dottor Luigi Carbone, il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni e il professor Sergio Alfieri - Agenzia Romano Siciliani

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Il Papa tornerà a Casa Santa Marta domani, dopo aver salutato e benedetto i fedeli all'Angelus. Lo hanno annunciato Sergio Alfieri, capo dell'equipe medica del Gemelli che lo ha curato in questi 37 giorni e Luigi Carbone, referente medico di Francesco. Il Papa però dovrà osservare un periodo di convalescenza di due mesi, durante il quale i sanitari sconsigliano le udienze e gli incontri con gruppi di persone. Per la partecipazione del Pontefice ai riti della Settimana Santa e per la canonizzazione di Carlo Acutis del 27 aprile si valuterà in base all'andamento della convalescenza. La stessa cosa per l'eventuale viaggio in Turchia per i 1.700 anni del Concilio di Nicea (data ipotetica il 24 maggio. "Essendo una convalescenza, è difficile poter fare delle previsioni, speriamo di sì", ha detto Carbone.

Il briefing con i giornalisti, il secondo di questa lunga degenza, ha dunque dato al mondo la notizia che tutti aspettavano. E che lo stesso Papa, da tre o quattro giorni, cioè da quando respira decisamente meglio, hanno detto Alfieri e Carbone, sollecitava. "Ma è stato un paziente esemplare", ha precisato il chirurgo. E Carbone ha aggiunto: «È naturalmente felicissimo di poter tornare a casa, dove c'è tutto ciò di cui ha bisogno un paziente nelle sue condizioni». Alfieri, sull'umore del Pontefice, ha aggiunto: "Certo quando è stato più sofferente magari reagiva meno. Ma poi quando siamo andati ad auscultarlo al torace e gli abbiamo chiesto come stava e lui ha risposto 'sono ancora vivo' abbiamo capito che stava ancora bene e aveva ripreso anche il buonumore".

Le dimissioni, dunque, decise dai medici, ha sottolineato Alfieri, sono state disposte in seguito a «un periodo di stabilità di almeno due settimane - ha detto Alfieri - e anche perché per un paziente che deve fare la sua convalescenza il posto migliore è la propria casa, quello peggiore è l'ospedale, dove si possono prendere altre infezioni».

Sull'orario in cui il Papa uscirà materialmente dal Gemelli non sono state date indicazioni precise, ma il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni ha detto che viene confermata la notizia data in mattinata di un affaccio del Pontefice all'Angelus, il cui testo sarà comunque distribuito per iscritto. La dimissione dal Policlinico avverrà dopo quel momento in cui il mondo potrà rivedere il Pontefice dopo 38 giorni. Alfieri ha anche ricostruito brevemente il diario della degenza. «Il Santo Padre - ha ricordato - presentava al momento del ricovero un'infezione polimicrobica con virus batteri e miceti, che ha determinato una polmonite bilaterale severa. Ha avuto due episodi molto critici in cui è stato in pericolo di vita. Ma non è mai stato intubato ed è rimasto sempre vigile e ben orientato». Ora, a Casa Santa Marta, ha aggiunto il chirurgo, dovrà continuare le terapie farmacologiche per via orale e soprattutto, come detto, di un periodo di riposo e di convalescenza per almeno due mesi.

Riguardo alla necessità, come era stato detto dal Cardinale Fernandez venerdì, di reimparare in pratica a parlare, Alfieri ha spiegato che «quando si ha una polmonite bilaterale e si ricorre all'ossigenoterapia, come è successo al Papa, una delle prime cose che accadono è che si perda un po' la voce. Ma già rispetto a dieci giorni fa già si sono notati miglioramenti». A a una domanda su possibili nuovi pericoli in questa fase che inizia con il ritorno a casa, ha risposto Carbone. «Paure, nessuna. È una persona di 88 anni e come per tutti potrebbe esserci una riacutizzazione o nuove infezioni, ma questo può succedere a tutti».

Alfieri ha voluto ricordare che il Papa è stato seguito da tutto il Gemelli, con i diversi specialisti che hanno offerto ciascuno per le proprie competenze, il loro contributo. «Francesco non è diabetico - ha precisato - solo che si scompensata la glicemia a causa della polmonite e la si è dovuta correggere nella fase della infezione». Inoltre «non ha avuto il Covid e non ha più la polmonite bilaterale. Anche se alcuni virus e miceti dovranno essere ancora del tutto debellati nel corso della convalescenza e il riposo serve anche a questo».

Il Pontefice, ha notato Alfieri, è un po' dimagrito, "ma non ci preoccupa". Nelle fasi più acute ha mangiato di meno, ma adesso è tornato ad alimentarsi normalmente.

La gioia di Zuppi e della Chiesa

«La notizia delle dimissioni del Santo Padre dal Policlinico Gemelli ci riempie di gioia - la reazione del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi -. In queste settimane lo abbiamo accompagnato con la preghiera e continueremo a sostenerlo così come è accaduto in questi dodici anni di Pontificato. Durante questa lunga degenza, ci ha mostrato “la benedizione che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore” (Angelus, 2 marzo). Dalla cattedra dell’ospedale, ci ha ricordato quanto è necessario il “‘miracolo della tenerezza’”, che accompagna chi è nella prova portando un po’ di luce nella notte del dolore” (Angelus, 9 marzo). Ora, insieme a lui, diamo “lode al Signore, che mai ci abbandona e che nei momenti di dolore ci mette accanto persone che riflettono un raggio del suo amore” (Angelus, 16 marzo), assicurandogli la vicinanza e la preghiera delle nostre comunità».

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