“Ma pensiamo noi a quante famiglie conosciamo che hanno litigato, litigano, non si salutano, si odiano per un’eredità. E questo è uno dei casi. Più importante non è l’amore della famiglia, l’amore dei figli, dei fratelli, dei genitori, no, sono i soldi. E questo distrugge. Anche le guerre, le guerre che oggi noi vediamo. Ma sì, c’è un ideale, ma dietro ci sono i soldi: i soldi dei trafficanti di armi, i soldi di quelli che approfittano della guerra. E questa è una famiglia, ma tutti – sono sicuro – tutti conosciamo almeno una famiglia divisa così. E Gesù è chiaro: ‘Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia: è pericoloso’. La cupidigia. Perché ci dà questa sicurezza che non è vera e ti porta sì a pregare – tu puoi pregare, andare in Chiesa – ma anche ad avere il cuore attaccato, e alla fine finisce male”.
Un imprenditore ricco che non condivide le ricchezze con i suoi operai Gesù racconta la parabola di un uomo ricco, “un imprenditore bravo”, la cui “campagna aveva dato un raccolto abbondante” ed “era pieno di ricchezze”…
“… e invece di pensare: ‘Ma condividerò questo con i miei operai, con i miei dipendenti, perché anche loro abbiano un po’ di più per le loro famiglie’, ragionava tra sé: ‘Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Ah, farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi’. Sempre di più. La sete dell’attaccamento alle ricchezze non finisce mai. Se tu hai il cuore attaccato alla ricchezza - quando ne hai tante - ne vuoi di più. E questo è il dio della persona che è attaccata alle ricchezze”.
Fare l'elemosina, dando anche il necessario, con amore La strada della salvezza – afferma il Papa – è quelle delle Beatitudini: “la prima è la povertà di spirito”, cioè non essere attaccati alle ricchezze che – se si possiedono - sono “per il servizio degli altri, per condividere, per fare andare avanti tanta gente”. E il segno che non siamo “in questo peccato di idolatria” è fare l’elemosina, è dare “a quelli che hanno bisogno” e dare non il superfluo ma quello che mi costa “qualche privazione” perché forse “è necessario per me”. “Quello è un buon segno. Quello significa che è più grande l’amore verso Dio che l’attaccamento alle ricchezze”. Dunque ci sono tre domande che possiamo farci:
“Prima domanda: ‘Do?’. Seconda: ‘Quanto do?’. Terza domanda: ‘Come do? Come dà Gesù, con la carezza dell’amore o come chi paga una tassa? Come do?’. ‘Ma padre, cosa vuol dire con questo lei?’. Quando tu aiuti una persona, la guardi negli occhi? Le tocchi la mano? E’ la carne di Cristo, è tuo fratello, tua sorella. E tu in quel momento sei come il Padre che non lascia mancare il cibo agli uccellini del Cielo. Con quanto amore il Padre dà. Chiediamo al Signore la grazia di essere liberi da questa idolatria, l’attaccamento alle ricchezze; la grazia di guardare Lui, tanto ricco nel suo amore e tanto ricco nella sua generosità, nella sua misericordia; e la grazia di aiutare gli altri con l’esercizio dell’elemosina, ma come lo fa Lui. ‘Ma, padre, Lui non si è privato di niente…’. Gesù Cristo, essendo uguale a Dio, si privò di questo, si abbassò, si annientò, e anche Lui si è privato”.