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“Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore”. All’Angelus, recitato nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, il Papa rievoca l’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli. La scena, si svolge presso il fiume Giordano, il giorno dopo il battesimo di Gesù. “Venite e vedrete”, è la risposta del Messia alla domanda dei due che chiedevano dove fosse la sua dimora.
Non un biglietto da visita, ma l’invito a un incontro. I due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui. Non è difficile immaginarli seduti a farGli domande e soprattutto ad ascoltarLo, sentendo che il loro cuore si riscalda sempre più mentre il Maestro parla.
“I discepoli” spiega il Papa ripercorrendo il Vangelo di oggi “avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro esplode la luce che solo Dio può donare. Quando escono e ritornano dai loro fratelli” prosegue “questa gioia, questa luce straripa dai loro cuori come un fiume in piena”
Francesco richiama poi l’attenzione sul segno indelebile che lascia l’incontro con Gesù: “Uno di loro, più o meno sessant’anni dopo, scrisse sul Vangelo: Erano circa le quattro del pomeriggio. Ovvero riportò l’ora. E questa” continua “è una cosa che ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria viva, non si dimentica mai. Tanti incontri si dimenticano, quello Gesù rimane sempre.
Francesco chiama ad una riflessione più profonda su questa esperienza dell’incontro con Cristo perché “Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore”. E la chiamata del Signore riguarda la vita, la fede, e uno stato particolare di vita.
La prima, con la quale ci costituisce come persone, è una chiamata individuale, perché Dio non fa le cose in serie. Poi Dio ci chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata.
Sono modi diversi di realizzare il progetto che Dio ha su ciascuno di noi, afferma il Papa, sottolineando che è sempre un “disegno d’amore” e che la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata ed “offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli”.
Di fronte alla chiamata del Signore, “che ci può giungere in mille modi anche attraverso persone, avvenimenti lieti e tristi”, rileva Francesco “a volte il nostro atteggiamento può essere di rifiuto, perché essa ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni; oppure di paura, perché la riteniamo troppo impegnativa e scomoda. Ma la chiamata di Dio è amore, e si risponde ad essa solo con l’amore”
All’inizio c’è un incontro, anzi, c’è l’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore. E allora anche in noi sorge spontaneo il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: “Ho incontrato l’Amore”, “ho trovato il senso della mia vita”. In una parola: “Ho trovato Dio”.
Poi la preghiera alla Vergine Maria affinché “ci aiuti a fare della nostra vita un canto di lode a Dio, in risposta alla sua chiamata e nell’adempimento umile e gioioso della sua volontà”. Francesco conclude con una esortazione: “Nella vita di ciascuno di noi Dio si è fatto presente più fortemente con una chiamata. La memoria di quel momento ci rinnovi sempre nell’incontro con Gesù”
DOPO L'ANGELUS
Al termine dell’Angelus, Francesco ricorda quanti sono stati colpiti dal terremoto in Indonesia e anche le persone che hanno perso la vita dell’incidente aereo di sabato 9 gennaio: «Prego per i defunti, per i feriti, e per quanti hanno perso la casa e il lavoro. Il Signore li consoli e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando a portare soccorso. Preghiamo insieme per i nostri fratelli di Sulawesi, e anche per le vittime dell’incidente aereo avvenuto sabato scorso, sempre in Indonesia».