Papa Francesco all'Angelus - Ansa
Un appello a "tutti i responsabili politici ed economici" affinché si rilanci il lavoro. Lo ha fatto papa Francesco alla fine della recita dell'Angelus, domenica 2 agosto, sottolineando che le famiglie senza lavoro "non possono andare avanti" ed esortando ad avere "solidarietà e tanta creatività" per risolvere il problema.
"Auguro che in questo periodo - sono state le sue parole - molti possano vivere qualche giorno di riposo e di contatto con la
natura, in cui ricaricare anche la dimensione spirituale. Nello stesso tempo auspico che, con l'impegno convergente di
tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti. Preghiamo per questo è e sarà un problema della post-pandemia: la povertà, la mancanza di lavoro. E ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema". Commentando il Vangelo odierno sul prodigio della moltiplicazione dei pani, il Pontefice ha invitato a non dimenticare la parola 'compassione' che si ripete tante volte nelle Scritture. (IL TESTO)
La compassione, "la coraggiosa condivisione", che "non è sentimentalismo, ma - ha precisato - la manifestazione concreta dell'amore che si fa carico delle necessità delle persone". Compassione quindi "non è un sentimento puramente materiale; la vera compassione è patire con, prendere su di noi i dolori altrui. Forse - ha aggiunto in un passaggio a braccio - ci farà bene oggi domandarci: io ho compassione? Quando leggo le notizie delle guerre, della fame, delle pandemie, tante cose, ho compassione di quella gente? Io ho compassione della gente che è vicina a me? Sono capace di patire con loro, o guardo da un'altra parte o dico 'che si arrangino'?".
Francesco ha ricordato che proprio la logica del "che si arrangino' non entra nel vocabolario cristiano". La logica di Dio è "del farsi carico dell'altro. La logica di non lavarsene le mani, la logica di non guardare da un'altra parte".
Al termine della preghiera domenicale, un pensiero anche al Nicaragua, nei giorni scorsi teatro di un attacco alla Cattedrale della capitale. "Penso al popolo del Nicaragua che soffre per l'attentato alla Cattedrale di Managua, dove è stata molto danneggiata - quasi distrutta - l'immagine tanto venerata di Cristo, che ha accompagnato e sostenuto durante i secoli la vita del popolo fedele. Cari fratelli nicaraguensi, vi sono vicino e prego per voi", ha concluso Francesco.