Caro direttore,
torno a scriverle il mio sconforto. È mai possibile che si continui a inviare armi nelle zone del conflitto russo-ucraino come se niente fosse, senza che nessuno in Parlamento possa fare nulla? Se si segue il Vangelo o anche semplicemente e laicamente si è per la vita, secondo me non ci sono giustificazioni… Bisogna dire con tutte le proprie forze “no alla guerra” e alla continua escalation a cui stiamo assistendo e partecipando. Come vorrei che cori sinceri si levassero a ribadire questo “no”. Ce ne sono, ma mai abbastanza, e certo non in televisione!
Maria Grazia Calì
Sono d’accordo con lei, gentile e cara signora Maria Grazia, e non è certo un mistero che un gran numero di italiani – una netta maggioranza, come attestano da mesi sondaggi mai tanto poco sbandierati – la pensi come noi e nutra lo stesso «ripudio» per la guerra. Che non significa affatto non considerare le sofferenze degli ucraini, ma pretendere che a esse si ponga fine, imponendo per cominciare un immediato cessate il fuoco alle parti riottose. Per questo servirebbe da parte degli Usa, della Cina e – una buona volta – della Ue accanto e insieme ad altri protagonisti della scena internazionale come il Brasile una limpida assunzione di responsabilità e una pressione concentrica politico-diplomatica sui leader dei due Paesi direttamente in guerra, Putin l’invasore e Zelensky. Questa è la via maestra, lungo la quale – nonostante i vecchi, obsoleti e sempre più insopportabili diritti di veto – ritroverebbe finalmente ruolo l’Onu. Questo corrisponde all’interesse generale che un vasto sentimento popolare coglie o intuisce e che il “partito della guerra” (anche per procura) come soluzione ai problemi del (dis)ordine globale osteggia e controbatte dalle nostre parti anche con un incredibile e pervasivo battage politico-mediatico per sostenere le ragioni di un sempre maggior contributo all’escalation bellica.