ANSA
Gentile Direttore,
pur non seguendo più direttamente la problematica della violenza e dello sfruttamento delle donne, dinanzi all’ennesimo femminicidio e in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sento la necessità di far sentire la mia voce insieme a quella di Slaves no More e contribuire al dibattito di questi giorni. Ancora una volta in Italia un uomo ha ucciso una donna. Oggi si chiama Giulia, ieri era Teresa, Annalisa. Domani dovremmo ancora piangere altre donne e starci ancora a chiedere perché è successo? A quali valori questo Paese, ciascuna e ciascuno di noi, fa riferimento? La democrazia, la solidarietà, la dignità di tutte e di tutti, la diversità, la parità, sono ancora valori alla base, e regola, della nostra convivenza o sono parole vuote? Di fronte all’uccisione di una giovane donna indipendente, una studentessa che si sarebbe laureata proprio nel giorno del suo rapimento, una donna che avrebbe avuto tutta la vita davanti a sé per esprimere al meglio se stessa e la libertà di essere donna, ci ritroviamo ad accorgerci di essere parte di una società che mortifica, fin troppo spesso, le donne, le umilia, fisicamente e verbalmente, le isola, le sfrutta. Siamo ancora tutte e tutti impregnate e impregnati di un profondo sentimento maschilista che ci fa retrograde/i e svilisce quei valori di cui una società dovrebbe essere ricca.
Che ci ha fatto fare e che ci fa fare ancora tanti errori. Se è vero, come dice Papa Francesco che la violenza contro le donne “non è un semplice reato” ma è un “crimine che distrugge l’armonia, la poesia e la bellezza che Dio ha voluto dare al mondo”, è altrettanto vero che siamo tutti corresponsabili, uomini, donne, Chiesa, Politica, Scuola, Famiglia, Istituzioni, della perdita di questa armonia nel nostro quotidiano. È necessaria anzi è urgente una rivoluzione culturale, di cui avvertiamo i primi segnali, in questi giorni, da parte di donne, a partire da Elena Cecchettin, che hanno capito dove bisogna agire e su cosa insistere. Che questi segnali stiano puntando verso il giusto della rivoluzione culturale, ce lo dicono le reazioni scomposte di quanti vorrebbero perseverare nel machismo. È necessaria un’opera di bonifica nella Chiesa, nella politica, nella scuola, nella famiglia, nelle istituzioni, nel profondo di ciascuna e ciascuno di noi. Il percorso, come ogni processo, è lungo e faticoso ma tutte e tutti noi non dobbiamo scoraggiarci dinnanzi alle intemperie che incontreremo. Dobbiamo rafforzarci nella fede, qualunque essa sia purché umana e onesta, per il raggiungimento di una società rinnovata! Pertanto: Facciamo rumore! Nel ringraziarla per l’attenzione e con i più cordiali saluti