L’inaugurazione di un nuovo complesso residenziale a Pyongyang, capitale della Corea del Nord - Ansa
La Corea del Nord sta riaprendo, seppur ancora prudentemente, le porte al mondo esterno dopo la forzata chiusura dei suoi confini dovuta alla pandemia. In attesa di accogliere il primo gruppo di turisti (russi) da quattro anni a questa parte previsto per queste settimane, il Paese ha iniziato da tempo a ospitare figure professionali. Il viaggio che mi ha riportato a Pyongyang mi ha catapultato in un Paese ancora in cerca di una propria strada per risollevarsi dalla crisi economica causata (anche) dalla drastica diminuzione del commercio con il suo partner storico: la Cina.
Dopo una crescita sostenuta iniziata alla fine della prima decade del secolo con le riforme volute da Kim Jong Un, dal 2019 l’economia ha subito una forte battuta d’arresto permettendo ai conservatori di rialzare la testa. A differenza di quanto si pensi, l’autorità della famiglia Kim a Pyongyang non è assoluta. Dopo la morte del capostipite Kim Il Sung, i suoi successori, il figlio Kim Jong Il e il nipote Kim Jong Un, hanno continuamente dovuto mediare il potere stando attenti a distribuire attentamente le cariche per non compromettere il delicato equilibrio di forze tra le varie fazioni del Partito del lavoro e dei militari.
Se Kim Jong Il ha concesso spazio ai generali in cambio della stabilità politica, Kim Jong Un è stato particolarmente abile a manovrare le proprie pedine allontanando molte delle personalità più ingombranti e meno progressiste dai circoli più influenti. Ha ridato ai civili e ai tecnocrati cariche che prima spettavano ai militari, mentre ha riservato a questi ultimi posti prestigiosi all’interno delle strutture economiche e politiche strettamente legate ai programmi missilistici e nucleari.
In questo gioco delle parti ci hanno guadagnato tutti, almeno nel primo periodo: i generali si sono ritagliati la loro fetta di gloria accelerando la trasformazione tecnologica di cui necessitavano le Forze armate nordcoreane rendendole più competitive con quelle della Corea del Sud, mentre gli economisti più favorevoli alle riforme hanno trovato soddisfazione nell’implementazione di trasformazioni che hanno permesso alla popolazione di ritrovare l’ottimismo con una vita meno stentata e più stabile.
A Pyongyang si può vivere come in una metropoli occidentale, mentre nei villaggi manca persino il riscaldamento. La famiglia Kim ha dovuto fare concessioni a militari e civili
La pandemia ha però scombussolato le carte in tavola infiacchendo la posizione del leader nordcoreano che, dopo il fallimento dei negoziati di Hanoi con Trump, si è trovato, per la prima volta, in posizione di estrema debolezza. Nel giro di pochi mesi dal trionfo di Singapore, Kim Jong Un si è dovuto trincerare per difendersi dal fuoco “amico” delle fazioni all’interno del suo stesso partito. In un primo periodo di incertezza si è servito della sorella, Kim Yo Jong, per sviluppare una politica del doppio binario in attesa di poter prendere una posizione definitiva. Mentre Kim Jong Un continuava a recitare la parte del leader accomodante e neutrale nei confronti della Corea del Sud e degli Stati Uniti, Kim Yo Jong lanciava strali verso Seul e Washington distruggendo i simboli del dialogo, come l’ufficio di collegamento intercoreano, per mostrare il suo disappunto nei confronti della Sudcorea. Nel 2022, la concomitanza della guerra ucraina, l’elezione alla Casa Blu del conservatore Yoon Seok-yeol e l’inasprimento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, hanno sbloccato l’impasse inducendo Kim Jong Un a rompere gli indugi abbracciando una politica aggressiva nei confronti degli Usa e dei suoi alleati.
Alla ripresa dei lanci missilistici, del programma nucleare con la riattivazione del reattore di Yongbyon 1 e, forse, del più potente reattore Yongbyon 2, capace di produrre 20 kg di plutonio-239 all’anno, si è sommata la richiesta di emendare la Costituzione cancellando l’articolo che auspicava un’unificazione pacifica della penisola e smantellando l’Arco della riunificazione costruito nel 2001 dal padre, simbolo della cosiddetta Sunshine Policy. Kim vuole approfittare della debolezza dell’Occidente e della confusione dell’Amministrazione Biden alle prese con le presidenziali di novembre per lanciare una nuova campagna di tensione, avvicinandosi il più possibile al punto di rottura con il Sud, per poi offrire una distensione con nuovi negoziati alzando al massimo la posta nelle trattative.
Nel frattempo, la popolazione rurale ha visto aumentare il divario con i “privilegiati” connazionali che vivono in città. A casa di un collega nordcoreano, la cui posizione di ricercatore in campo scientifico e professore alla Kim Il Sung University permette alla famiglia di condurre una vita agiata, mi viene offerta una cena a base di pesce, zuppa di maiale e noodle con verdure, riso e, naturalmente, kimchi (piatto tipico di verdure fermentate) a volontà. Per l’occasione, la moglie ha comprato anche vino francese e una quantità spropositata di birra giapponese Asahi nel principale centro commerciale di Pyongyang. La sua casa ha ogni comodità: televisore Samsung, lavatrice, elettrodomestici di marca cinese e giapponese, riscaldamento e, naturalmente, due quadri che ritraggono Kim Il Sung e Kim Jong Il appesi sul muro del soggiorno. Uno dei suoi due figli frequenta la prestigiosa e ambitissima Pyongyang University of Science & Technology, l’unica università privata del Paese, fondata da una Ong sudcoreana e spera di poter specializzarsi in Europa o in Giappone.
Sullo scacchiere internazionale, il regime alza lo scontro con gli Stati Uniti e Seul, approfittando delle crisi in corso, per poi cercare di negoziare una nuova distensione
Qualche giorno dopo, mi trovo in un villaggio ai piedi della catena montuosa Kangnam in una situazione diametralmente opposta: la famiglia che gestisce una trattoria privata in cui ho il permesso di pranzare (generalmente agli stranieri non è consentito visitare attività imprenditoriali non statali) vive in una casa dove la temperatura supera a malapena i 10 gradi, perché carbone e legna devono essere centellinati. Lo Stato, che dovrebbe garantire i beni di prima necessità, non riesce a soddisfare le richieste, seppur modeste, di gran parte della popolazione rurale e gli scaffali dei negozi della cooperativa agricola sono desolatamente vuoti. I nordcoreani hanno così imparato a cavarsela da soli: chi ha la fortuna di avere parenti all’estero ottenendo yen, yuan, dollari, euro, può assicurarsi una vita migliore, perché può comprare tutto ciò di cui ha bisogno. Gli altri si arrabattano inventando attività familiari, anche con successo.
Nelle campagne, le riforme di Kim Jong Un hanno permesso ai membri delle comunità agricole di potersi dividere gran parte del raccolto eliminando così il pericolo del riaffacciarsi dell’Ardua Marcia, il periodo che va dalla metà degli anni Novanta fino alla fine del secolo scorso in cui carestie, embarghi e scelte economiche disastrose causarono centinaia di miglia di morti per fame e malattie. I mercati privati, pur subendo qualche restrizione, continuano a rappresentare una delle attività più redditizie per le entrate familiari. Qui si possono trovare tutte le merci che non è possibile comperare nei negozi statali. I prezzi esorbitanti non frenano gli acquisti; ormai l’80% delle entrate finanziarie delle famiglie nordcoreane provengono da occupazioni in proprio.
Le aperture economiche e politiche concesse da Kim Jong Un hanno avuto anche un effetto secondario, ma altrettanto rivoluzionario nella vita sociale della Corea del Nord. Sin dall’inizio del suo mandato, nel 2011, il leader nordcoreano si è voluto mostrare più vicino al popolo di quanto lo sia stato il padre. Ha quindi invocato una maggiore partecipazione alla vita politica invitando la popolazione a denunciare le mancanze e le inadempienze degli amministratori locali. Kim stesso ha cominciato a criticare la burocrazia e l’inettitudine presente in molti rami del Partito dei lavoratori dando così l’avvio a timidi biasimi provenienti dal basso.
Certamente questo è servito a Kim Jong Un per eliminare gli oppositori e la loro base, formata da piccoli membri del Partito sparsi per la nazione, ma ha dato il via a un nuovo processo di apertura che ha indotto molti burocrati a non sentirsi più intoccabili e quindi a gestire al meglio il bene pubblico, dando ascolto alle lamentele. Il malcontento popolare è comunque accettato solo fino a quando rimane limitato ai piccoli funzionari e non può in alcun caso coinvolgere la famiglia Kim e i suoi componenti.
E così si giustificano anche i cambiamenti di rotta, compresa la stretta religiosa che l’University of New South Wales di Sydney afferma sia avvenuta nel Paese dopo che lo stesso Kim aveva dato prova di maggior tolleranza arrivando a invitare papa Francesco a visitare Pyongyang. Secondo i rapporti, le comunità cristiane, in particolare le Chiese evangeliche e protestanti legate a attivisti sociali o politici sudcoreani e statunitensi, che dal 2011 avevano avuto sempre più libertà di espressione sino a formare gruppi di preghiera e di studio biblico, sono state oggetto di una persecuzione particolarmente mirata e connessa alla retorica dell’abbandono della riconciliazione con il Sud.