martedì 20 gennaio 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
E adesso: è l’ora dei bilanci o delle domande? I bilanci di solito si fanno per archiviare, ma il passaggio a Oriente del Papa si è concluso lasciando aperta la porta e la finestra sul mondo. Non su un mondo esotico di elefanti bardati e di tifoni, lontano da noi, ma sulla realtà del mondo in cui siamo, a cui apparteniamo e che c’interpella tutti. Di fronte alla ragazzina di strada, abusata, che a Manila con le parole rotte dal pianto chiede al Papa perché soffrono i bambini chi può rispondere parlando di astratte strategie? Di fronte all’incontro, all’insegna della riconciliazione, con le diverse religioni nello Sri Lanka per superare le ferite e gli orrori di una guerra civile, chi può rispondere che la Chiesa cattolica ha ora lo sguardo solo verso l’Estremo Oriente? No. Qui non c’è periferia, non c’è Sud del mondo, non c’è né Est né Ovest, ci sono le urgenze del vivere odierno e quotidiano, di una realtà in cui tutti siamo immersi. Una realtà con cui Francesco stesso si è confrontato lasciandosi interpellare, mettendo da parte le carte che erano state preparate. Questa «realtà che è sempre superiore all’idea – ha detto – è la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete, ed è superiore a tutte le risposte che io avevo preparato!». Sono le ultime parole pronunciate a braccio nel campo dell’Università San Tomas di Manila. La prima fondamentale domanda perciò è questa: chi come il Papa si è lasciato interrogare dalla realtà? E cosa abbiamo imparato noi da quanto abbiamo visto e sentito?Abbiamo visto la sofferenza sulle facce della moltitudine dei superstiti del tifone nell’isola di Tacablan. «Di fronte al dolore di quella gente mi sono sentito annientato», ha detto Francesco. «Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime». «Abbiamo imparato a piangere?. Abbiamo imparato ad ascoltare ad avere compassione? A soffrire con quelli che soffrono?». Abbiamo visto moltitudini di poveri: impariamo da loro? «Dai poveri si riceve», dai poveri si va per ricevere, ha affermato Francesco, rovesciando in maniera evangelica secoli di assistenzialismo e smarcandosi da interpretazioni sociologiche e pauperistiche: «Ti lasci aiutare dai poveri, dai malati e da quelli che aiuti?... I sadducei, i dottori della legge dell’epoca di Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non hanno mai lasciato che il popolo desse loro qualcosa». Abbiamo imparato noi a tendere la mano, a essere mendicanti? Abbiamo visto una Chiesa in cammino che si lascia sorprendere dalle sorprese di Dio. Una Chiesa consapevole che «Cristo appartiene a coloro che sentono umilmente, non a coloro che s’innalzano al di sopra del gregge», come scriveva già Clemente Romano, uno dei successori di san Pietro, cogliendo di colpo il sensus Ecclesiae. Che l’essenziale perciò non viene fatto da tante discussioni. La vitalità cristiana dipende molto meno di quanto si pensi da tutto ciò che in ogni tempo si discute, si attua o si disgrega sulla scena del mondo. Sotto le agitazioni della politica e i risucchi dell’opinione pubblica, sotto le correnti d’idee e le controversie, lontano dai crocicchi delle élite e dei manipolatori di mestiere, continua a trasmettersi e a rinnovarsi una vita che è quasi impossibile poter giudicare da fuori. I poveri ci evangelizzano. In mezzo a tante discussioni sul cristianesimo è necessario tornare a queste considerazioni molto semplici e accettare quello che san Paolo, conoscendo per esperienza le tentazioni avverse, chiamava «la semplicità nel Cristo», per far parte, senza alcuna riserva, «della plebe di Dio». Forse alcuni preferiranno ancora parlare della battuta del Papa sul (possibile) «pugno» a chi insulta la mamma abbinandola magari alla voglia (controllata) di affibbiare ai corrotti un «calcio dove non batte il sole» che lasciarsi interpellare dalla «plebe di Dio». Eppure è questa «plebe» – come diceva De Lubac – «che contribuisce più di tutti gli altri a impedire che la nostra terra sia un inferno».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: