Antonello Ciavarelli, Taranto
La sua lettera, caro amico, è accorata e spiazzante. Ma soprattutto reclama coraggio, fantasia e persino una visionaria lungimiranza da chi ha il potere di decidere: a Taranto, a Bari, a Roma e altrove…. Ci sono, infatti, catastrofi che noi uomini siamo costretti a fronteggiare e disastri che, invece, siamo noi stessi a provocare. Credo che lei, caro signor Ciavarelli, sia riuscito a sottolinearlo con esemplare misura e salutare crudezza, tirando seriamente in ballo – pur senza citarla in modo diretto – la nostra famosa "classe dirigente". Ma lei fa anche di più. Ci ricorda, in sostanza, che il detto la "monnezza è oro" non vale solo per i malavitosi di casa nostra, che s’ingrassano grazie a cinici giochi sulla gestione della discariche (non solo abusive) e sui rifiuti tossici. E fa capire che non è – non può essere – nemmeno una verità buona soltanto per qualche troppo isolata esperienza italiana e per la gran parte della Mitteleuropa e della Scandinavia. I termovalorizzatori sono certo mezzi da usare con intelligente lettura delle caratteristiche e delle esigenze dei territori, ma vanno considerati una chance, non una maledizione. Serve, in definitiva, un "salto" fuori dalla retorica e dall’immobilismo da compiere con una determinazione almeno pari alla cultura che non possiamo più evitare di mettere in campo nella gestione delle risorse della terra, dei prodotti del nostro ingegno e delle nostre industrie, dell’impressionante (e inquinante) quantità di rifiuti che i nostri stili di vita "evoluti" accumulano. Questa cultura è quella della sostenibilità. Cioè dell’equilibrio, della raccolta differenziata e del riciclo. Ho scelto con cura i "doveri" ai quali non possiamo più sottrarci, e non sono partito per caso dall’equilibrio che dovrebbe essere – su ogni tema e a qualunque livello di responsabilità – anche la prima virtù di chi governa. Mi colpisce, infatti, terribilmente la raffica di "no" (a prescindere) alla richiesta di solidarietà della Campania arrivata da non poche Regioni, e in particolare mi colpiscono i toni usati da Veneto e Piemonte e l’ostile imbarazzo della Lombardia. Mandateli in Germania o ancora più in là, dicono in sostanza, perché lì sanno come trattarli. Ma questi "no" non raccontano di Regioni buone e cattive o, più verosimilmente, non dicono solo di amministratori virtuosi e incapaci. Sono i desolanti esclamativi di un Sistema Italia che non funziona e che è in emergenza praticamente ovunque. E proprio perché non si può rimanere impigliati all’infinito in una logica d’emergenza e non si possono massacrare i luoghi e l’immagine della nostra bellissima Italia, io dico che ci sarebbe bisogno di ben altro. Per non essere accusato di vuoto "benaltrismo", mi spiego subito. È giusto – e non solo perché siamo in tempi di vacche magre – mantenere finalmente in Italia fino all’ultimo centesimo i soldi che continuiamo a pagare a tedeschi o scandinavi per trasformare in energia i rifiuti campani. Ed è ormai inevitabile pianificare e avviare un piano nazionale per regolare in modo uniforme ed efficace sia a livello della gestione dei cicli di smaltimento e di riuso sia a livello dei comportamenti dei cittadini e delle regole loro proposte e imposte. Chi come me ha la faticosa fortuna di vivere e conoscere diverse realtà regionali e cittadine sa che siamo alla babele, e che anche intorno a sacchi di spazzatura e cassonetti l’unità nazionale è incredibilmente tutta da immaginare. Ma nessuno si salva da solo, e non possono essere sempre e solo i mascalzoni a "fare rete" (e intossicanti affari) tra Sud e Nord.
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