Un'occasione d'estate: confessarsi in santa pace
domenica 23 agosto 2020

Era il 20 marzo scorso ed eravamo nel pieno del lockdown. La pandemia del coronavirus, togliendoci la possibilità di andare a Messa e di confessarci, aveva scelto di manifestarsi proprio in tempo di Quaresima, ovvero nel periodo dell’anno nel quale è maggiormente consigliato il ricorso alla penitenza. Lo ricorda il Catechismo che, sintetizzo, da una parte chiede di confessarsi almeno una volta all’anno e dall’altra chiede di ricevere il sacramento dell’Eucarestia almeno a Pasqua: e quindi, implicitamente, anche di confessarsi. Se non che, appunto, non era consentito muoversi, andare in chiesa era difficile e a volte impossibile: come fare dunque? La risposta di quella mattina venne direttamente dal Papa in quella Messa di Santa Marta che moltissimi cristiani avevano imparato ad ascoltare in diretta o in streaming.

«Padre – disse il vescovo di Roma ricordando una dottrina antica ma poco conosciuta – dove posso oggi trovare un sacerdote, un confessore perché non si può uscire da casa: io voglio fare la pace col Signore, io voglio che Lui mi abbracci, che il mio Papà mi abbracci, come posso fare se non trovo sacerdoti? Fai quello che dice il Catechismo. È molto chiaro. Se tu non trovi un sacerdote per confessarti, parla con Dio. È tuo Padre, e digli la verità: Signore, ho combinato questo, questo e questo, scusami, e chiedigli perdono. Con tutto il cuore, con l’atto di dolore, e promettigli: dopo mi confesserò, ma, adesso, tu perdonami, e, subito!, tornerai alla Grazia di Dio».

Adesso però, anche se la situazione è lontana dall’essere diventata normale, il tempo di lockdown è finito e regalarci una bella confessione con un sacerdote 'in presenza', può essere il gesto da compiere per l’estate.

Sarà una confessione fuori dal confessionale, con la mascherina sia del sacerdote sia del penitente, in un luogo ampio e aerato che consenta di seguire tutte le norme di sicurezza (Protocollo 7 maggio 2020 comma 3.9), ma lungi dall’essere 'una sala di tortura, sarà una festa', sarà quel «secondo battesimo» di cui la Chiesa ha sempre parlato e che ci meritiamo (cfr. papa Francesco, Udienza generale 13 novembre 2013).

Per una volta, immaginiamoci di riposare non grazie a uno dei panorami splendidi che regala la nostra Penisola, ma immersi in un colloquio sereno che si svolge a tu per tu con un sacerdote che ci ascolta, magari in uno dei tantissimi santuari che impreziosiscono il nostro Paese e dove nessuno ci conosce.

Quel prete sarà lo strumento attraverso cui Dio entrerà nella nostra vita. Non informeremo nostro Signore solo di 'un elenco di peccati' che peraltro Egli conosce già perfettamente, ma coinvolgeremo nel colloquio con Lui la parte della nostra vita più intima, spesso la più dolorosa. Il sacramento della Riconciliazione è una delle 'invenzioni' più grandiose di Gesù Cristo, è una di quelle cose che più efficacemente ha diffuso ovunque lungo i secoli i propri meravigliosi effetti. Ha cambiato la giustizia e la medicina: come ammetteva lo stesso Freud per esempio, senza la confessione non sarebbe esistita la psicanalisi. Il sacramento della Riconciliazione ha trasformato il rapporto del maestro con il discepolo, ha cambiato la scuola, è entrato nei rapporti familiari, nei legami amorosi, nelle vicende più 'qualsiasi' della nostra vita quotidiana così come nei riti più solenni. Con essa non si 'confessano' solo i propri crimini e peccati ma, nel Padre misericordioso, ci si riconcilia con quella parte della nostra vita che li ha causati. Raccontandoli a un prete in carne e ossa che ci ascolta gratuitamente e che ci dedica il suo tempo, conosciamo i nostri pensieri, i desideri, i malesseri e le preoccupazioni. E dopo aver detto i fatti nudi e crudi proviamo ad andare avanti a narrare tutto quello che è più difficile da raccontare in primo luogo a noi stessi.

Apriamo gli occhi dunque: anche se perdura il digiuno dal confessionale, è finito quello dalla confessione. Profittiamo del riposo estivo per ritrovare la pace e la bellezza di una confessione in santa pace.

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