Dio creatore del Cielo e della Terra, dicono la dottrina e la fede. Ma quando la formulazione nacque, il Cielo e la Terra non erano questi. Soprattutto il Cielo. Diciamo "cielo" e siamo in un Universo talmente dilatatosi che nulla ha a che vedere con quello di cui potevano ragionare i nostri nonni. No, il cielo che Dio ha creato non è lo stesso che oggi mi descrive l’astrofisica. Così, quando ci rifletto, la mia fede ha una scossa. È diventato talmente sconfinato l’Universo che la mente non riesce a capire come possa esserci un Dio che tutto lo presieda. Lo scienziato (credente) magari spiegherà che Dio al Cosmo ha dato il "la", ha premuto per così dire, il bottone del
fiat lux, il tasto del Big Bang. Ha dettato il principio fisico, le leggi, il codice, dopodiché l’Universo si è srotolato, nel corso dei milioni e miliardi di anni, fino a come oggi lo conosciamo. E però nel suo farsi, nel suo incessante e continuo divenire non è diventato di tale smisurata ampiezza da essere, anche da parte di Dio, incontrollabile? È una domanda. Alla quale, se rifletto che non è razionalmente ipotizzabile un Dio in grado di tenere sotto osservazione un Cosmo tanto sterminato, devo rispondere che quel Dio in cui hanno creduto i nostri antenati non c’è più, sgretolato dalla Scienza, dai suoi nuovi, implacabili saperi. Se poi penso alle catastrofiche collisioni che si verificano di continuo nelle viscere delle galassie, e ai buchi neri che inghiottono tutto ciò che trovano nei propri dintorni, come convincermi che Dio sia in grado di fermare, volendolo, anche una sola parte di tutto questo? E se, secondo quanto ci assicurano oggi tutti gli astrofisici, necessariamente ci devono essere non milioni, ma miliardi di pianeti attorno ai miliardi e miliardi di soli che formano le galassie, e se su alcuni di questi pianeti non può ragionevolmente non esserci la vita, non saranno alcuni di essi coinvolti nei grandi cataclismi cosmici senza che Dio ci possa far nulla? Noi fatichiamo, qui sulla Terra, a capire perché l’Onnipotente non freni le violenze della Natura, i terremoti, le eruzioni, le alluvioni e gli tsunami che costano centinaia di migliaia di morti, di conseguenza ancora di più stentiamo a credere che le grandi catastrofi cosmiche siano scongiurabili. Ecco così riaffacciarsi il più comprensibile dio-sostanza di Spinoza, il
dio causa sui, quell’impersonale ordine-disordine geometrico che regge il Tutto e in cui hanno creduto, con Einstein, tanti altri grandi della scienza tra cui la nostra Rita Levi Montalcini. Ecco insomma il dio che potremmo chiamare copernicano e che ha prodotto anche l’uomo copernicano, ben altro, certo rispetto all’uomo tolemaico che guardava il cielo sopra di sé ed era come se vedesse Dio. Adesso i conti li facciamo con un Universo smisurato, difficile da pensare e impossibile da vedere. Ma quando tutto sembra impenetrabile, ecco risuonare per noi il: «Beati coloro che crederanno senza aver visto» (Gv. 20,29); ecco comparire la freccia direzionale che conduce là dove rimane la fede in un dio
visibilium et invisibilium; ecco la nostra natura ridiventare compatibile con le immensità cosmiche che razionalmente non possiamo comprendere. Avviene, credo, come se dalle stesse difficoltà di capire le ragioni del Cosmo nascesse la nostra richiesta di aiuto a un Cristo non più solo incomparabile fratello terreno, ma anche fratello cosmico mandato su questa Terra per non farci sentire atterriti nell’immensità crescente e nel mistero insondabile. E del resto chi se non il Cristo può avvicinarmi a capire ciò che non capisco? Chi se non il Cristo può rivelarmi ciò che non mi appare? Il grande astrofisico Stephen Hawking spiega molte cose dell’Universo, non però la sua ragion d’essere. Per l’altro notissimo fisico inglese, Paul Davies, Dio potrebbe essere assimilato a una Mente universale che indirizza l’Universo secondo le leggi di natura verso un proprio fine a noi peraltro sconosciuto. E il nostro catechismo parla, da parte sua, di onnipotenza universale "misteriosa" (268). A dirci, tutto ciò, di un Universo che resta ancorato alla sua inspiegabilità. Ma se non capiamo, se ci sentiamo inadeguati o addirittura, a nostra volta inspiegabili, se in definitiva non troviamo un senso a questo Cosmo e ce ne disperiamo, soccorso e conforto piovono su di noi dal Cielo della fede.