Gentile direttore,
nel leggere le “riflessioni” circa i personaggi e le canzoni dell’ultimo festival di Sanremo mi ha sorpreso quella pubblicata la scorsa domenica a pagina 29 sul trapper Achille Lauro. Dall’articolo sembra che il trapper ci tenga a far sapere che le sue canzoni non inneggiano all’uso di droga e che, tale interpretazione letterale del testo, sembri trovare riscontro nel suo passato di ex drogato. Tuttavia, nonostante i suoi intenti, ci tiene a sottolineare che «oggi lancia ai giovani un messaggio contro le droghe pesanti» e, ancora, «io non ho mai usato droghe pesanti». Insomma, se da un lato lui dichiara di essere contro la droga, dall’altro afferma candidamente di esserlo solo contro quelle che lui definisce «pesanti». La questione è quanto mai attuale e delicata. Anche da recenti ricerche scientifiche sappiamo che non esiste la “droga leggera” che non fa male, in quanto anche una sola cannabis può produce effetti negativi permanenti nella capacità di attenzione e nella memoria, soprattutto negli adolescenti. “Avvenire”, con articoli dell’11 e 25 ottobre 2018, metteva in risalto anche il grave pericolo che la cosiddetta “cannabis light” produce – anche nei guidatori (percezione distorta della velocità stimata rispetto a quella effettiva). Come padre, avvocato e consulente della famiglia ritengo che questo sia il momento della battaglia culturale, fondata su dati scientifici e antropologici, per impedire che passi la convinzione sociale della bontà della cosiddetta droga “leggera”. I nostri figli, in un contesto di debolezza morale come quello attuale, nella ricerca naturale di “punti di riferimento extra-moenia” vanno aiutati nell’incontrare “buoni testimoni” dei nostri tempi, e ce ne sono, soprattutto al di fuori dello streaming culturale dominante. Il personaggio di Achille Lauro, lo dico senza mezze parole, appare un cavallo di Troia per inquinare il dibattito sociale intorno a questa drammatica realtà. Non esistono le droghe light: le droghe, tutte, fanno schifo.
Francesco Mazzarella Napoli
Sulle droghe – tutte – la penso come lei, gentile avvocato. E sul punto la battaglia informativa di “Avvenire” è tanto documentata e chiara, quanto serena e forte. Penso anche che nessun uomo è un cavallo (di Troia, o meno). E che è utile ragionare coi medici e con altri esperti così come con quanti contribuiscono a costruire il clima – o la “colonna sonora”, nel caso di Achille Lauro – del nostro tempo (non solo) italiano. Naturalmente offrendo ai lettori le avvertenze del caso, come quella che la nostra inviata a Sanremo Angela Calvini, ha posto nell’articolo da lei citato. «Lancio ai giovani un messaggio contro le droghe pesanti – aggiunge [Achille Lauro] pur restando su posizioni non condivisibili sulla marijuana – dicendo loro che per riuscire nella vita occorre impegnarsi in qualcosa. A me è successo con la musica». Informazione, riflessione, ascolto e chiarezza.