Q. Giorgio D’Alessandris, Roma
La sua lettera è puntuale e stimolante, caro signor D’Alessandris. Anche perché trovo ben comprensibile la sua ansia di una presenza significativa nell’agone politico di coloro che dichiarano apertamente di ispirarsi alla Dottrina sociale della Chiesa. Dico spesso, e scrivo ogni tanto, che la cosiddetta Seconda Repubblica continua a scontare, legislatura dopo legislatura, il peccato originale di essersi presto basata sulla competizione di due poli-pasticcio tenuti insieme più da risentimenti, avversioni personali e qualche vecchia e nuova pretesa ideologica che da visioni convergenti e da programmi in grado di interpretare positivamente le reali esigenze di una società come quella italiana. Non c’è stato, e non c’è, soltanto questo nel centrodestra e nel centrosinistra, è ovvio, ma questo c’è stato e c’è sin troppo. Tant’è che nessun Governo e nessun Parlamento – tantomeno gli attuali – sono rimasti indenni da crisi formali (e informali), da fibrillazioni anche smodate. La facilità con cui – purtroppo a proprio tutti i livelli, anche di "alta leadership" – si passa dal confronto all’insulto, dall’accenno di dialogo alla sfida sfottente è forse il sintomo più appariscente di un male più profondo.Anche se non sottoscrivo alla virgola tutti i punti della sua riflessione, caro e acuto amico, vede che condivido molto. E soprattutto trovo importante (e vorrei fosse contagiosa) quella consapevolezza che lei esprime bene: occorre che chi è in politica da cattolico si "muova" e dimostri di avere idee, capacità d’interlocuzione, punti di riferimento e obiettivi chiari. Dopo la stagione dei due pasticci, non c’è – insomma – bisogno di un terzo pasticcio, ma di un «di più», di un’azione convincente che indichi una volontà e una prospettiva diverse. Verrebbe da dire c’è necessità di una scelta «gratuita» di servizio agli interessi primari del Paese. L’Udc di Pier Ferdinando Casini ha agito spesso in questa legislatura da «opposizione responsabile», ieri questa impostazione è diventata – a parole e in qualche gesto – l’atteggiamento programmatico di un coordinamento parlamentare che riguarda un centinaio di deputati e senatori di Udc, Api, Mpa e Fli. Alle radici di questo "soggetto" ci sono i seri grumi di sospetto che anche lei ricorda (la storia politica di Gianfranco Fini e le posizioni assunte su importanti questioni valoriali da lui e da vari dei suoi), ma gli alberi – come sempre – si riconoscono dai frutti che danno.E questi contano.
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