lunedì 16 maggio 2022
La vittoria della band di Kiev a Torino, l'adesione di Finlandia e Svezia, il ritiro di McDonald's dalla Russia: colpi per il Cremlino, mentre il conflitto sul terreno non registra svolte risolutive
Guerra giorno 82: crollo d'immagine per Mosca, tra Eurovision, Nato, Fast Food
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Il giorno 82 della guerra in Ucraina consegna un piccolo spiraglio nella tragedia dell’acciaieria Azovstal a Mariupol, con l’accordo – ancora da concretizzare completamente – per l’evacuazione dei combattenti ucraini feriti. Potrebbe essere una concessione che Mosca fa per averne almeno un ritorno positivo di immagine, dopo i tanti “niet” pronunciati finora. In effetti, in queste ore tutto sembra andare contro la Russia per quanto riguarda la reputazione internazionale.

La sequenza è cominciata sabato notte con la vittoria della band ucraina Kalush Orchestra all'Eurovision Song Contest 2022, svoltosi a Torino e trasmesso in diretta in moltissimi Paesi. Un voto popolare schiacciante ha portato al trionfo i musicisti provenienti dalla nazione sotto attacco. La solidarietà dell’intero continente, da parte dei giovani soprattutto, si è tradotta nel sostegno al gruppo ora diventato un simbolo non solo musicale e culturale ma anche politico. La First Lady di Kiev Olena Zelenska ha esaltato il successo della Kalush Orchestra sottolineando che ora "tutto il mondo intonerà la canzone sulla mamma ucraina". E si progetta già, con molto ottimismo, di potere svolgere in Ucraina la prossima edizione, come sarebbe da regolamento del concorso.

Contemporaneamente, si concretizzava la richiesta di ammissione alla Nato di Finlandia e Svezia, malgrado le non troppo velate minacce di ritorsioni da parte del Cremlino. Le due premier di Helsinki e Stoccolma, Sanna Marin (nella foto di copertina) e Magdalena Andersson, hanno ottenuto il via libera dalle forze politiche dei loro Paesi e sono pronte ad aderire subito all’Alleanza Atlantica. Uno smacco sonoro per Mosca, che ha avviato il conflitto per prevenire, sono parole di Putin, l’ingresso di Kiev nell’organizzazione militare e quindi l’avvicinamento di un’entità “minacciosa” ai propri confini.

Ma non si tratta tanto di armi, dato che non verranno certo dislocati missili lungo il confine finlandese-russo (ben 1.300 chilometri), quanto di una palese conferma del pericolo che la strategia imperialista del Cremlino rappresenta per i suoi vicini. Se anche due nazioni tradizionalmente neutrali rompono la loro scelta secolare, il messaggio non potrebbe essere più chiaro. (E si può qui ricordare che pochi giorni fa la Lituania è stata la prima al mondo a dichiarare la Russia “Stato terrorista” e “genocidio” la sua operazione in Ucraina).

A completare il quadro è poi arrivato l’annuncio di McDonald’s. Il colosso Usa della ristorazione, che allo scoppio della guerra aveva sospeso temporaneamente l’attività diretta in Russia, intende vendere a un acquirente interno tutti i suoi locali, senza l'uso di nome, logo, marchio e menù. Ma la società cercherà di ottenere che i 62.000 dipendenti possano mantenere il posto di lavoro e si accollerà 1,4 miliardi di dollari di spese per il trasloco. La spiegazione è che la crisi umanitaria non permette più di operare, ma è più plausibile pensare che la pubblicità negativa del restare in Russia sia più onerosa del rinunciare agli 847 punti vendita, l’84% di proprietà, aperti nel Paese dal 1990. Tanti altri grandi marchi sono già stati indotti da questa motivazione a lasciare Mosca. Non si può dimenticare che, il 31 gennaio 1990, fu un evento simbolico di grande impatto l’apertura del primo fastfood nella capitale dell’Urss. La chiusura, oggi, segna un ritorno al passato per la Russia di Putin.

In questo quadro negativo per il Cremlino, anche i dati sugli attacchi compiuti all'assistenza sanitaria ucraina da parte di truppe russe, secondo quanto riferisce l'Organizzazione mondiale della sanità. Sono stati finora 218, con un bilancio di 75 persone uccise e 58 ferite. Intanto la guerra, tragicamente prosegue sui fronti del Sud, dove la Russia riesce a consolidare le posizioni a Kherson e Mykolaiv, e dell’Est. In base alle analisi dell’Institute for the Study of War americano, le forze di Mosca hanno abbandonato l'obiettivo di completare un accerchiamento su larga scala delle unità ucraine da Donetsk a Izyum.

Il nuovo piano, meno ambizioso, mira a completare la presa dell'Oblast di Lugansk. L’Armata sta continuando lo sforzo per conquistare Severodonetsk, ma deve fare i conti anche con la mancanza di effettivi. Ai primi riservisti richiamati si aggiungono i mercenari per comporre brigate miste con i soldati rimasti. Un segnale non incoraggiante per Putin, proprio mentre arriva la notizia che la controffensiva di Kiev partita da Kharkiv è arrivata al confine russo. Ma questo non significa ancora che la guerra abbia preso una piega sfavorevole a Mosca.

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