Importanti sviluppi della crisi, nel 335° giorno della guerra in Ucraina. Non sono avanzate sul campo o lanci di missili, ma vicende politiche interne e internazionali che potrebbero avere rilevanti ripercussioni anche a medio termine. Per primo è esploso un caso multiplo di corruzione a Kiev che fa tremare il governo Zelensky per le possibili conseguenze sul piano della fiducia degli alleati. È arrivata poi l’indiscrezione del “Wall Street Journal”, secondo cui gli Stati Uniti sarebbero pronti a concedere un numero consistente di carri armati M1 Abrams. Una doppia svolta, perché significherebbe che gli Stati Uniti sono pronti a sostenere la prossima controffensiva ucraina al massimo livello e che la Germania non avrebbe più abili nel negare i Leopard 2, che infatti starebbero per essere sbloccati ufficialmente. Infine, mentre Mosca annunciava una riorganizzazione delle proprie Forze armate per fare fronte all’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia, la Turchia ha congelato i negoziati per il suo decisivo via libera all’ammissione dei due Paesi nell’Alleanza.
Il terremoto interno era stato preceduto dalle dichiarazioni del presidente che aveva annunciato “decisioni sul personale" riguardanti "dirigenti di vario livello nei ministeri e in altre strutture del governo, nelle regioni e nel sistema delle forze dell'ordine". Nelle ore successive, sono cominciate le scosse. Ha rassegnato le dimissioni, senza dare spiegazioni ufficiali, l’influente vicecapo dell'amministrazione presidenziale, Kyrylo Tymoshenko, 33 anni, da tempo vicino al leader e già sospettato di aver utilizzato un fuoristrada donato per scopi umanitari dalla General Motors. Ma su Tymoshenko pesavano anche altre insinuazioni relative a un vasto convoglio di aiuti (stimato in 7 milioni di euro) destinato all’area di Zaporizhzhia e apparentemente mai giunto a destinazione. L’alto funzionario aveva il compito di coordinare le relazioni con i governatorati e il fatto che contestualmente siano stati “licenziati” i responsabili degli oblast chiave di Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Kiev, Sumy e Kherson non fa che peggiorare il quadro della situazione.
Più grave il caso che ha indotto al passo indietro il viceministro della Difesa Vyacheslav Shapovalov, responsabile del supporto logistico alle Forze armate. Secondo il sito giornalistico ZN.UA, il ministero ha firmato un contratto per il 2023 a un prezzo gonfiato per i prodotti alimentari destinati ai soldati. Il contratto avrebbe un valore di 324 milioni di euro, con prezzi fissati "da due a tre volte superiori" a quelli attuali per le derrate. Ha colpito l’immaginario il costo delle uova, comprate a peso d’oro, anche se la giustificazione è stata un equivoco tra “singolo pezzo” e “chilogrammo”.
Le possibili tangenti pagate dai venditori al vertice del ministero potrebbero lambire anche la reputazione del ministro Oleksii Reznikov, fondamentale per il suo ruolo tra coloro che hanno guidato la resistenza ucraina all’invasione russa e che è quindi nel ristretto novero di chi decide le strategie e ha già la fama di “eroe” della nazione. Nella lista di chi è stato indotto a rinunciare all’incarico anche i viceministri per lo Sviluppo comunitario e Territoriale Ivan Lukeryu e Vyacheslav Negoda e il viceministro delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka. Un altro viceministro, Vasyl Lozynsky, assegnato alle Infrastrutture, era stato arrestato poco prima per una presunta bustarella di 400mila euro ricevuta per l’acquisto di generatori a prezzi gonfiati. A completare il durissimo colpo d’immagine l’addio del sostituto procuratore generale Oleksiy Simonenko, accusato dai media ucraini di essersi concesso una lussuosa vacanza in Spagna, anche se i viaggi all'estero, tranne che per motivi professionali, sono vietati ai maschi in età di arruolamento.
L’Ucraina ha uno storico problema di corruzione e lo stesso Zelensky è stato eletto sull’onda di una campagna per la legalità, sebbene la sua amministrazione non sia stata immune da episodi di mala gestione fin dai suoi esordi. Quello di ieri è stato però un sisma che potrà provocare danni ingenti. Come guarderanno a questa opacità nell’uso delle risorse i governi che stanno pompando ingentissimi aiuti verso Kiev? I repubblicani Usa hanno messo nella loro agenda controlli più stringenti e i fatti emersi sembrano dare loro ragione. Certo, si tratta per ora di cifre minori se paragonate al flusso di miliardi di dollari in arrivo. E la stessa mano pesante di Zelensky, in unione con il ruolo fondamentale della stampa libera che ha denunciato le malversazioni e ha chiesto al governo di intervenire tempestivamente, possono attenuare l’impatto degli scandali.
Infatti, in una lettera aperta a Zelenskyy pubblicata lunedì sul sito web Ukrainska Pravda, il giornalista investigativo Mykhailo Tkach aveva esortato il presidente ad agire: "Abbiamo bisogno di vedere una posizione di principio ora. Non dopo la vittoria. Lei può guidare questa guerra contro il nemico interno". Tymofiy Mylovanov, presidente della Kyiv School of Economics e consigliere dell'attuale amministrazione, ha dichiarato al “Financial Times” che "è un buon segno che il sistema abbia risposto alla pressione dell'opinione pubblica. È anche un segno che la democrazia qui funziona". In Russia invece la corruzione prospera e nessuno la può denunciare né il governo la persegue.
Nel tentativo di prevenire un uso improprio dei fondi statali e militari, Zelensky ha firmato alcuni decreti che impediscono agli alti funzionari di recarsi all'estero se non per viaggi approvati. "Se vogliono riposare, lo faranno al di fuori del servizio pubblico", ha aggiunto il presidente. Che malgrado l’amarezza di queste ore può sorridere, se verrà confermato che l'amministrazione Biden è propensa a inviare un numero significativo di carri armati Abrams in Ucraina, nell'ambito di un accordo diplomatico più ampio per venire incontro alla Germania e sbloccare la fornitura di Leopard 2 a Kiev. La Polonia sta intanto premendo su Berlino per il via libera immediato ai propri tank, chiedendo nello stesso tempo alla Ue un rimborso per questa fornitura. Le indiscrezioni di "Der Spiegel" danno ormai per certa la decisione del cancelliere Scholz: luce verde ai tank per l'Ucraina sia quelli dell'esercito tedesco sia quelli in possesso degli alleati. Partirebbero decine di tank da Berlino, 18 dall'Olanda, 8 dalla Norvegia.
A chiusura della giornata, il capo di Stato maggiore russo, Valery Gerasimov, in un’intervista ha annunciato una massiccia ristrutturazione delle forze armate imperniata sulla formazione di nuovi distretti militari a Mosca e San Pietroburgo, in risposta all'adesione di Finlandia e Svezia nella Nato. Saranno inoltre costituite tre unità militari di grandi dimensioni di fanteria motorizzata basate nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia. E sarà dispiegato un corpo d'armata in Carelia, al confine con la Finlandia. Ma sull’allargamento dell’Alleanza Atlantica continua a pesare il veto di Erdogan, che continua a opporsi e ha bloccato le trattative. Potrebbe essere un elemento che Ankara vorrà giocare su più tavoli, con la Nato, l’Europa e il Cremlino, nel tentativo di rimanere al centro del gioco diplomatico e ottenendo qualche pesante contropartita. Complicando ulteriormente la crisi.