Caro direttore,premesso che sono una cristiana cattolica, e che condivido appieno ciò che mi ha insegnato mia madre: ovvero che se sei un cristiano non bestemmi, perché hai profondo rispetto del primo comandamento, e se non sei cristiano non bestemmi parimenti, poiché non ha alcun valore maledire qualcosa in cui non credi. Premesso quanto sopra, sono rimasta veramente sorpresa nel leggere il disappunto manifestato attraverso il vostro giornale verso la rete televisiva che non aveva sospeso la trasmissione, o la partecipazione della persona che aveva proferito la bestemmia, nel corso della trasmissione Grande Fratello. La mia sorpresa nasce dal fatto che mi aspetterei lo stesso tipo di censura per l’utilizzo improprio del corpo delle donne, che dovrebbe essere sacro, al pari di quello degli uomini, in quanto creature di Dio, e invece viene costantemente esposto in maniera volgare, impropria e inopportuna, anche in fasce orarie dove i più giovani guardano e imparano che la considerazione del genere umano femminile è quella di una prostituta a disposizione, con grave svilimento e diseducazione. Offendere la figura umana, che è creatura di Dio, non è offesa a Dio stesso, suo Creatore? E che differenza passa fra una persona che proferisce una bestemmia, e l’ideatore di un programma i cui (dis)valori trasmessi sono la mercificazione del corpo, la vanità come apparenza a ogni costo, e le persone che lo guardano, e che permettono ai propri figli di guardarlo? Io mi aspetto molto di più dallo «strumento culturale per i cattolici del nostro Paese». Cordiali saluti.
Cristiana Toria
Sono undici anni, gentile signora, che Avvenire dice la sua sul “Grande Fratello”. Ed è praticamente da sempre che si batte – non poche volte, purtroppo, in sconsolante solitudine – per una tv di qualità che è esattamente l’opposto della tv della volgarità, dell’insulto e della mercificazione del corpo umano. Non capisco, insomma, che cosa lei pretenda di attribuirci. Disattenzione? Compiacenza? Le direi di indicarmi quando, dove e come. Ma non posso farlo, semplicemente perché non esistono disattenzioni e compiacenze da parte nostra. Vorrei suggerirglielo nel modo più cortese e delicato: prima di dire che cosa si aspetta da Avvenire, cara signora Toria, provi a leggerlo. Legga questo quotidiano e si renda conto di persona... Se invece preferisce apprendere da altri giornali quello che noi scriviamo, non chieda a me di garantire la completezza della loro informazione sul nostro lavoro di cronisti e sulle nostre opinioni. Ognuno, giustamente, mette in pagina ciò che crede. Ma noi di Avvenire con la libertà di scrivere che ho appena richiamato non diciamo solo della nostra autonomia di giornalisti, ma anche e soprattutto della nostra serena e limpida fedeltà all’umanesimo cristiano. Ricambio i suoi cordiali saluti. (mt)