Giorgio Gibertini, Roma
Papa Benedetto, caro Giorgio, ce lo ha ricordato nel discorso di straordinaria forza e bellezza che ha pronunciato davanti alla Camera alta tedesca riunita nel Reichstag di Berlino. «La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace», ha detto. E ha spiegato che bisogna sapersi accostare a essa, con la sapienza di Salomone: con «cuore docile» (cioè con una coscienza ben formata) e sapendo «distinguere il bene dal male». Per questo abbiamo saldi e «non negoziabili» valori di riferimento, quelli che il presidente della Cei ha ricordato ai convenuti a Todi. Valori che sono un patrimonio dei cattolici, ma non sono solo dei cattolici, poiché uniscono tutti quanti sanno riconoscerne la fonte in «ragione» e «natura» (e noi nell’una e nell’altra sappiamo vedere la potenza del Logos, la forza dello Spirito creatore). Certo, l’impegno a realizzare giustizia e portare pace è un’affermazione che suscita potenti echi nel tempo, nel mondo e nell’Italia che viviamo. È una sfida esigente, che – proprio come nel passo evangelico che tu citi, caro Giorgio – richiede innocenza, disinteresse e spirito di sacrificio e, dunque, non sopporta improvvisazioni, personalismi, tatticismi e mediocri ambizioni. È, insomma, vero che quello che di pre-politico sta accadendo nei mondi vitali del cattolicesimo italiano può esser visto anche come un andare «a due a due» per preparare la strada, formando persone, entrando nel cuore dei problemi e della vita della "città", cercando e riconoscendo le case accoglienti. Beh, io – che a Todi c’ero – ho capito che la nostra gente, in tanti modi diversi, ha detto – e si aspetta – che il processo in corso porti a un rovesciamento di certe pratiche e immagini consolidate. Non a un parlarsi addosso sul ruolo che da cristiani si può esercitare in politica, ma a un riconsiderare con realismo e forte idealità il ruolo che l’agone politico deve tornare ad avere in modo significativo nella mai cessata azione pubblica dei cattolici italiani. La «buona politica» – quella evocata nel programma dell’incontro in terra umbra – è uno spazio ulteriore nel servizio al bene di tutti, non un puro e semplice accasarsi.
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