don Luca Giambastiani Lucca
No, caro don Luca, credo che la sua preoccupazione sia condivisa da tutti coloro che guardano con occhio premuroso ai più piccoli. Tante pagine sono state dedicate all’analisi della condizione infantile in questo mondo che cambia vertiginosamente e non è questa la sede per sviluppare l’ennesimo «trattato». Si possono però rimarcare alcuni aspetti sui quali ciascuno di noi può intervenire. Uno è certamente quello relativo al tempo che i nostri figli trascorrono da soli davanti al televisore. Vista la ramificazione pervasiva, a ogni ora del giorno e della notte, di programmi volgari e diseducativi, è persino ovvio – ma mai inutile – ricordare che la solitudine davanti al piccolo schermo va quanto più possibile evitata. La segnalazione è ricorrente, ma il fatto che l’allarme sia ripetuto non ne riduce il peso. L’insinuazione subdola di atteggiamenti e comportamenti diseducativi – ben esemplificata dal suo aneddoto – non può essere fronteggiata che da una vigilanza assidua e da un dialogo coltivato con disponibilità e attenzione. Ritmi e tempi della vita moderna ostacolano tutto ciò, ma non si può rinunciare a fare tutto quanto possibile per ridurre al minimo i rischi insiti nel consumo vorace di video. Vanno poi coltivate le occasioni di socializzazione e di composizione armonica di diverse soggettività, soprattutto nella prima stagione formativa dei nostri ragazzi. Mentre un tempo le asperità del temperamento individuale venivano smussate già dal confronto coi fratelli, oggi questi sono «merce rara». C’è anche questa consapevolezza alla base del nostro convinto e continuo richiamo alla necessità di politiche che favoriscano la ripresa della natalità e quindi famiglie più numerose. In un tempo di cambiamenti (e di immigrazione) dobbiamo davvero aiutare i piccoli a imparare a vivere con gli altri, non solo a scuola. Ecco l’importanza di favorire le occasioni di socialità non competitiva, come anche il catechismo da lei citato, e quelle reali (e non virtuali) di amicizia e di gioco. Lo dico da genitore: serve più che mai che madri e padri dedichino tempo e amore, senza eccessi possessivi ed esagerazioni protettive, dialogando con la scuola e la parrocchia per alimentare ambienti di crescita sereni e inclusivi.
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