Sogno di una notte di San Lorenzo
giovedì 10 agosto 2023

«San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade». Tra i versi del Pascoli e lo spettacolo delle stelle cadenti, la notte del 10 agosto è diventata famosa praticamente a tutte le latitudini. Ma mettendo per il momento in secondo piano questi elementi, proviamo a concentrarci sulla figura del santo. Pochi sanno infatti che è considerato il protettore dei sogni.

E quest’anno, in particolare, dopo la Gmg di Lisbona in cui, nelle parole del Papa e negli atteggiamenti dei giovani, i sogni sono stati così molto presenti, la ricorrenza odierna viene quasi a costituire un’ideale prosecuzione della Gmg.

Ma perché Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, martirizzato il 10 agosto 258 (sulla graticola secondo una tradizione che studi più recenti non confermano), cioè quattro giorni dopo l’esecuzione del papa dell’epoca Sisto II, è considerato il protettore dei sogni? Il titolo è legato proprio al fenomeno delle stelle cadenti, che sono chiamate Lacrime di San Lorenzo proprio per ricordare quanto ha sofferto. Dunque, dice la leggenda, se ci soffermiamo a guardare le sue “lacrime” e condividiamo il suo supplizio, i nostri desideri potranno avverarsi. Del resto, anche l’etimologia della parola desiderio, parente abbastanza stretta del vocabolo sogno, parla di stelle: de sidera, dal latino, appunto.

La notte di San Lorenza

La notte di San Lorenza - Foto: Flickr - Kim MyoungSung

E allora questa sera, quando guarderemo la volta stellata, potremmo ripetere magari le parole di papa Francesco in quella Lisbona ribattezzata dal Pontefice “città dei sogni”. «Amici, permettete anche a me, ormai vecchio, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace».

Un sogno che egli aveva manifestato, anche all’arrivo nella capitale portoghese, parlando in quel caso alla platea delle autorità, del corpo diplomatico e della società civile: «Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche».

Ecco, tutti questi sogni, stasera potremmo affidare, giovani e anziani, piccoli e adulti, all’intercessione di san Lorenzo. Insieme a quelli che i ragazzi coltivano ma che spesso sono offuscati dal timore di non vederli realizzati, come ha notato sempre il Papa domenica scorsa.

Del resto, c’è solo l’imbarazzo della scelta, dati i problemi che affliggono in questo momento il pianeta: il sogno di un’umanità che riesca a vivere in armonia con il creato, il sogno di non veder più morire nel deserto o in mare il popolo dei migranti, il sogno di sempre meno armi e sempre più scuole, il sogno di una fratellanza che non escluda nessuno, il sogno di una Chiesa aperta a tutti (todos, todos todos, come ha ripetuto il Pontefice), il sogno di ridurre gli squilibri tra ricchi e poveri.

Con San Lorenzo siamo in buone mani. È rimasta infatti famosa la sua frase riferita ai poveri. Il giovane diacono era l’amministratore dei pochi beni di cui la comunità ecclesiale disponeva a quel tempo, soprattutto per il servizio ai meno abbienti. E fu tenuto in vita qualche giorno in più dai suoi aguzzini che speravano di scoprire dove fosse il “malloppo”. Lorenzo, allora, dopo aver distribuito ai poveri i pochi averi della Chiesa, presentò alle autorità romane una folla numerosissima di poveri, storpi e ciechi. «Questi – affermò – sono i tesori della Chiesa».

E alla fine il sogno dei sogni, da esprimere stasera, per vederlo magari realizzato anche con l’aiuto del Santo, potrebbe essere proprio il contrario della chiusa della poesia di Pascoli. Veder trasformato in una luce abbagliante «quest’atomo opaco del Male».

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