Le ultime proteste risalgono a più di un anno fa. Nell’ottobre ’23 gli americani scesero in piazza in una dozzina di città contro la “crudele avidità” delle assicurazioni sanitarie che, come ogni anno, avevano rifiutato ai pazienti quasi 250 milioni di rimborsi o autorizzazioni per cure mediche.
Ma i manifestanti che a Baltimora come a Chicago, a Denver come a Detroit chiesero ai colossi privati di “mettere le persone prima del profitto” non erano molti. Le foto mostrano gruppetti di persone per lo più anziane, alcune in sedia a rotelle, che sventolano cartelli come “salute per tutti”.
Da allora, nulla è cambiato. Nei 12 mesi successivi, le mutue private, che costano centinaia di dollari al mese ad ogni assicurato, hanno respinto come sempre circa un terzo delle domande di assistenza che hanno ricevuto. Ora l’assassinio dell’amministratore delegato di United Healthcare, uno dei giganti del settore, ha riversato sui social l’apparente rabbia degli americani per un sistema sanitario dominato dal profitto che spinge ai margini chi ne ha più bisogno.
La valanga di commenti irati, spesso eccessivi, seguiti all’uccisione di Brian Thompson, rappresenta la prima espressione di malcontento di massa dei cittadini statunitensi contro lo strapotere delle società sanitarie — quelle che costringono gli ospedali a chiedere una carta di credito prima di fare una trasfusione. Ma è improbabile che questi cortei virtuali sfocino in un movimento organizzato che scalfisca lo status quo, perché i venti che si oppongono al cambiamento sono molto forti.
In primis c’è l’effettiva influenza delle assicurazioni, gruppi multinazionali con una lobby onnipresente in Congresso che per legge godono di discrezionalità quasi assoluta su quali spese approvare, compresa la libertà di contraddire l’opinione dei medici curanti.
Barack Obama ha provato ad arginare questo strapotere dieci anni fa facendo approvare Obamacare che ha portato a un’espansione della mutua pubblica per i poveri, Medicaid, e al divieto alle assicurazioni di negare una polizza a chi è già malato. Ma neanche Obamacare ha potuto ridurre i prezzi dei premi assicurativi, delle contribuzioni di spesa o delle franchigie elevatissime da pagare prima di poter intascare un rimborso.
La facilità con la quale il sistema ha mantenuto profitti miliardari nonostante la nuova legge ha spinto moltissimi americani a rassegnarsi e a incrociare le dita. Che cosa possono fare, a parte cercare un lavoro che offra copertura sanitaria e sperare di non avere incidenti, o il cancro?
In realtà, gli americani hanno avuto una possibilità, recente, di cambiare le cose. Nel 2019 Bernie Sanders si è candidato alla presidenza con la promessa di creare una mutua pubblica universale. Ha perso le primarie, senza neppure arrivare alle elezioni generali. Il motivo? Era socialista. Che per l’opinione pubblica americana equivale a presentarsi ai comizi vestito di rosso e con le corna sulla testa.
Perché la seconda resistenza a un cambiamento radicale del sistema sanitario Usa è culturale. La maggior parte degli americani assicurati, occupati e in buona salute crede nel mito che il loro sistema sanitario sia il migliore al mondo e non lo cambierebbe con un apparato pubblico come, per esempio, quello del vicino Canada. “La mutua universale sembra grandiosa, ma ho amici in Canada che aspettano mesi per una risonanza magnetica”, scriveva in questi giorni qualcuno su Reddit. Qualcun altro su Quora: “Gli Stati Uniti hanno la migliore assistenza sanitaria, semplicemente non viene distribuita bene”. E ancora su Facebook: “Con un sistema pubblico chi paga 700 dollari al mese riceverebbe l’assistenza gratuita, ma lo stesso vale per chi non paga nulla, e non è giusto”.
Molti che in questi giorni si scagliano contro le grandi compagnie assicurative si oppongono con veemenza a contribuire all’assistenza sanitaria di qualcun altro. Finora le mutue a scopo di lucro e gruppi conservatori hanno promosso con successo questa visione già radicata presso la maggioranza, mentre chi è malato e senza un buon piano sanitario di solito è troppo occupato a lottare contro conti ospedalieri impossibili per protestare.
C’è un elemento nuovo, però, nei commenti dell’ultima settimana. I loro autori si identificano con destra e sinistra, come democratici e repubblicani. Non era mai successo. Forse, ma solo forse, qualcosa sta cambiando.