Dicevano: lasciateci congelare tutti gli embrioni che servono, vedrete, l’efficacia della provetta farà un balzo in avanti, avremo una base di scelta assai più ampia di quanto permette la restrittiva legge 40 "imposta dai cattolici", e nasceranno molti più bambini. Peccato non sia andata esattamente così. Ottenuta tre anni fa l’agognata "lacerazione" nella legge, in forza alla sentenza della Corte Costituzionale che nel 2009 svelleva il limite massimo di tre embrioni per ciclo, e forzata poi l’interpretazione della facoltà concessa di crioconservare gli embrioni prodotti per scongelarli secondo necessità, i fautori del sostanziale ritorno al far west procreativo ante-legge 40 devono ora fare i conti con la cocente delusione di dati non certo all’altezza dei loro vaticini.La relazione al Parlamento del Ministero della Salute «sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione assistita», diffusa ieri, sconfessa l’allegra réclame della provetta senza regole. E ridimensiona talune esagerate aspettative con l’implacabilità delle cifre. Nei 357 centri che praticano la fecondazione artificiale il numero degli embrioni prodotti e poi congelati è esploso passando in due anni da 763 a 16.280, gli embrioni tolti dal ghiaccio per ottenere una gravidanza sono cresciuti con quasi altrettanta rapidità (da 1.255 a 8.779), ma questi incrementi vertiginosi non si riscontrano poi nel numero di "bimbi in braccio", certamente aumentati (da 10.212 a 12.506) ma di certo non con la progressione spaventosa dell’andirivieni di vite umane dentro e fuori dai freezer. Vite umane, è il caso di ripeterlo: perché nei laboratori si creano nuove esistenze personali, irriproducibili e individue, allo stato embrionale, certo, ma non per questo meno degne di essere onorate e accolte rispetto a quelle concepite nel grembo materno, o già venute al mondo. Forzare la mano alla biomedicina oscurando culturalmente questa solare evidenza scientifica non porta molto lontano: per quanto ci si applichi, i migliori risultati dei laboratori si devono a una progressione ormai consolidata delle capacità e delle conoscenze, e non alla tentazione assecondata di disporre della vita a piacimento, in un crescendo di allergia alle regole (lo conferma la battaglia in corso per cancellare dalla legge anche l’elementare, civilissimo e anti-mercatista divieto di fecondazione eterologa).L’obiettivo di lasciare mano libera al congelamento e alla conseguente selezione degli embrioni da impiantare, scelti in base alla loro migliore predisposizione a sopravvivere e dunque crudelmente discriminati secondo una spietata logica eugenetica, non ha sortito l’effetto di garantire un’efficienza vistosamente migliore del sistema-provetta. Non solo: per ottenere secondo questa logica un bambino occorre ancora creare una media di dieci embrioni (113mila quelli prodotti nel 2010 in Italia), un costo biologico e umano rigorosamente taciuto come si trattasse di un insignificante effetto collaterale, che tuttavia proprio per questo suona ancor più intollerabile. Né vale l’obiezione che in natura accade anche di peggio: in provetta lo si fa scientemente, ben sapendo cosa si produce, si scarta, si espone a morte certa. E non c’è proprio paragone.È indubbio che vada rimesso un freno a una tendenza che, senza alcun intervento, inevitabilmente ci sbatterà in faccia, anno dopo anno, un numero crescente di embrioni congelati, il cui destino sospeso aggiunge problema a problema. Per questo risulta sempre più inspiegabile l’inerzia del ministro della Salute che dispone dello strumento amministrativo per intervenire – le linee guida, prescritte dalla legge e pronte da mesi sul suo tavolo, con tutti gli altri passaggi previsti già compiuti, a cominciare dal via libera del Consiglio superiore di sanità – ma non vi appone ancora la firma che renderebbe operativa una vigilanza efficace e non più procrastinabile sull’attività dei centri, e ribadirebbe il divieto di selezione embrionale ancora previsto dalla legge ma di fatto platealmente eluso col ricorso incontrollato ai congelatori. Il Governo non può non rispettare la legge e lasciare così che nei centri per la procreazione assistita si moltiplichino quasi senza freni le "vite congelate". Davanti alla crescente pressione di chi vuole fare a meno delle regole, agisca chi quelle regole deve farle rispettare. Si scongelino le linee guida, al più presto.