Roberto Lenzi, Scandicci (Fi)
No, caro ingegner Lenzi, non abbiamo alcun amaro in bocca. Fazio e Saviano hanno fatto ciò che hanno voluto, altri giornalisti e conduttori televisivi o radiofonici hanno invece aperto gli occhi e finalmente offerto telecamere e microfoni della tv e della radio alla voce dei malati e delle loro famiglie. Prima di «Fateli parlare», sulla tematica delle disabilità e delle malattie più gravi i portavoce erano diventati solo due, sempre i soliti, iper-mediatizzati e politicamente super-sponsorizzati.Gli altri giornali sono stati freddi e lontani? Libere scelte in risposta al nostro libero appello. La perentorietà delle nostre obiezioni alla «Faziosità»? Abbiamo chiesto e detto ciò che andava detto e chiesto, con il tono che evidentemente ho giudicato più adeguato alle circostanze e ai diversi personaggi coinvolti. So di non essere infallibile, ma so che più di uno s’è svegliato. Fazio e Saviano si sono, invece, chiusi nel fortilizio degli alti ascolti e della «libertà autorale». Fazio, per di più, ha continuato – l’ultima volta ieri pomeriggio su Raitre – a negare persino riconoscimento e legittimità come «opinione pubblica» a chi ha osato importunarlo (noi di Avvenire e coloro ai quali abbiamo dato voce...). Ha addirittura sostenuto – e non era una battuta – che Welby ed Englaro non hanno goduto e non godono di attenzioni mediatiche, ha argomentato che la vera «opinione pubblica» sono i tantissimi spettatori raccolti da "Vieni via con me". E, infine, riparlando di «movimenti pro-life», ha liquidato il pressing per dare voce all’altro modo di affrontare la malattia come cosa di «associazioni e politici». Forse pensa di vivere in America. Oppure sta sulla Luna. Ma siccome sappiamo tutti piuttosto bene che è presente a se stesso e abita qui in Italia... Peccato.E veniamo ai politici. Qualcuno s’è agitato molto per stare in prima fila, altri hanno semplicemente fatto molto. Alla fine, in quel trasversale e piccolo-grande coro di circa 180 parlamentari, sono mancate solo le voci della sinistra di origine comunista o socialista. La cosa continua a impressionarmi. Tra i malati e i familiari di malati che si erano rivolti anche a noi, anzi per primi a noi, pochissimi fanno parte del Movimento per la vita. Non tutti sono iscritti a un’associazione, sono solo parte di piccole reti familiari e comunitarie. Alcuni non sono nemmeno credenti. Non pochi mi risultano avere storie personali e politiche "di sinistra" (anche se ammetto di non sapere come votano: non glielo chiediamo).Ecco: non riuscire più a capire chi parla e di che cosa stiamo parlando, non riuscire più a vedere la realtà per quello che è, succede ai politici – come ai conduttori di successo – quando guardano alla vita della gente col sussiego di chi sa già tutto, quando si consegnano a pregiudizi, narrazioni e battaglie di tipo ideologico. Naturalmente, ci sono stati pure quelli che hanno provato furbescamente a strumentalizzare persino i «senza voce». Magari proponendo (da politici, appunto) il problema emerso come una storia di «par condicio». Beh, credo che abbiano commesso un duplice errore. Perché, e l’ho detto e scritto più volte, non s’è mai trattato di ottenere un diritto di replica, ma di risolvere una questione di realtà e di verità, cioè di vita vera. E perché s’illude chi pensa che la gran parte di noi cittadini non si renda conto di certi «onorevoli» giochi di prestigio...Ho lasciato per ultima la questione delle lettere e delle email: ne abbiamo pubblicate, sinora, 66. Quelle fredde, tiepide e problematiche rispetto a «Fateli parlare» sono state 6, poco meno del 9%. Una proporzione generosa, molto generosa, in considerazione del numero e del tenore delle lettere che non sono entrate in pagina per motivi di spazio o per i loro toni (inadeguati o troppo indignati). So bene che la realtà non arriva tutta per lettera nella redazione di un giornale, ma questi sono e questo pensano i lettori che comunque ci vogliono bene per ciò che scriviamo e non per ciò che altri dicono (o tacciono) di noi. Grazie anche a lei, gentile ingegnere, per il suo parere. (mt)
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