Caro direttore,
una parola a proposito dei cosidetti "scafisti". L’insistenza della presidente della Camera Boldrini circa la eliminazione della "Bossi- Fini", ha suscitato per rezione la provocazione di chi suggerisce di eliminare, fucilandoli, gli scafisti e fermare, così, l’invasione degli infelici profughi africani. Io sono d’accordo! Chi sono gli "scafisti"? Io ne ho conosciuti (indirettamente) qualcuno: cristiani e musulmani, generalmente pescatori, sì, in generale brava gente che vive sulla costa africana. Arriva questa massa di disperati da tutte le parti dell’Africa Nera che implora di essere trasportata in Europa, ma solo in Italia – dicono – perché solo qui possono trovare vera "accoglienza": i pescatori vorrebbero aiutarli, ci pensano un po’ (perché la loro barca molto probabilmente non la vedranno mai più), poi di fronte a offerte di denaro per loro inverosimili (fino a duemila euro) acconsentono, a una condizione però: che provvedano loro a condurre la barca. L’affare è fatto: i "disperati" si organizzano, cercano qualcuno disposto a governare l’imbarcazione, con difficoltà lo trovano (talvolta anche tra la loro stessa gente), ma con due… tariffe: se si accontentano di essere lasciati a qualche decina di metri dalla costa... mille euro, invece per arrivare fin sulla terra ferma, il doppio. Ed è ovvio perché… Come è anche comprensibile che quando i patti non vengono osservati, possano succedere, in quelle precarie condizioni, vere tragedie umane. Se le cose stanno così, dobbiamo proprio condannare tout court questi altrettanto disgraziati scafisti. Attenzione alla mania italiota per il capro espiatorio a ogni costo!
Piergiorgio Gallinoni
Se lei conosce – anche solo indirettamente – degli scafisti, li denunci. Le chiacchiere, gentile signor Gallinoni, non contano. Contano, invece, i soldi, per quei signori (che non sono certo volenterosi manovali del mare, ma gente che – quando vuole sgombrare la barca – non esita a prendere a frustate chi non si butta in acqua perché non sa nuotare…). Troppe volte, come a Lampedusa e come a Scicli, ai disperati sopravvissuti non resta che contare in modo straziante i morti, e questo tocca a tutti noi – lei e io compresi. Non amo i fucili e non sopporto neppure l’idea della fucilazione di un uomo, ma il mito del "buon scafista" è meglio non metterlo in circolazione neanche per sbaglio, neanche con la migliore delle intenzioni...