Le ragioni del vaccinarsi: sano è il limite (e risanante)
mercoledì 29 dicembre 2021

Dopo mesi di spesso sgangherate risse verbali che gli avversari dei vaccini sono riusciti ad accendere sui media tradizionali e sui social è importante soffermarsi su alcune delle distorsioni cognitive che inquinano il dibattito.

La prima distorsione è credere che la scienza possa dare certezze e non sbagliare mai, quando essa invece è un avanzare progressivo sulla base di evidenze sperimentali, scartando teorie superate alla luce di nuovi dati. I ricercatori in campo medico non sono stregoni, fanno esperimenti, verificano ipotesi e consigliano comportamenti sulla scia dei risultati ottenuti. I responsabili politici consultano Comitati scientifici e tengono conto del parere degli esperti. Se la scienza è perfettibile e nuove scoperte e teorie ci spingono a modificare via via le nostre conoscenze e i nostri suggerimenti clinici non è colpa della malafede di chi (medico o politico) c’era prima che si scoprisse qualcosa di nuovo.

Una seconda fondamentale distorsione è l’ignoranza delle leggi statistiche (la statistica andrebbe insegnata sin dalle elementari) quando non ci troviamo in quegli ambiti nei quali può anche bastare l’intuizione a sorreggere e a orientare correttamente nelle proprie scelte chi non è esperto della materia. Una delle cose che sembrano più difficili da capire è che i dati ci dicono che i vaccini non ci rendono "immuni" ma riducono significativamente la possibilità di malattia grave e di decessi (e maggiormente per le fasce d’età più avanzate).

Dichiarazioni come quelle che vengono ripetute ossessivamente sui social e nel dibattito pubblico come "io conosco un vaccinato che sta malissimo", "io ho sentito di una persona che ha avuto effetti collaterali gravi dal vaccino", ignorano fondamentalmente questo assunto chiave e le leggi elementari della statistica perché il caso singolo (l’eccezione o l’evento più raro) non invalida mai nessuna statistica, ma in essa è ricompreso.

In questo caso, dunque, l’intuizione purtroppo non ci aiuta. L’autista che guida prudentemente o il pedone che attraversa sulle strisce hanno minori probabilità di essere vittima d’incidenti gravi, ma questo non vuol dire che non ci siano incidenti che non coinvolgano guidatori prudenti e pedoni che attraversano sulle strisce. Nel caso dei comportamenti stradali però non facciamo tanta fatica a capire che, anche se leggiamo sul giornale di un incidente grave capitato a chi guidava con prudenza o attraversava sulle strisce, non è il caso di attraversare a piedi la corsia dell’autostrada o guidare a tutta velocità nei centri urbani.

Nel caso dei vaccini purtroppo non abbiamo l’intuizione così immediata della questione perché il pericolo per la salute derivante dalla mancata vaccinazione (l’equivalente nell’esempio del rischio d’incidente o di essere investiti) non è immediatamente avvertibile. I dati appena pubblicati dall’Istituto superiore della Sanità aggiornano le nostre conoscenze (imperfette e perfettibili) in materia dicendo che il rischio di terapia intensiva per i non vaccinati rispetto a chi ha la terza dose è 85 volte maggiore per gli over 80, 12,8 volte maggiore per i 60-79 e 6,1 volte maggiore per i 40-59. Né più né meno.

Gran parte dei problemi e delle polemiche che viviamo ogni giorno non emergerebbero in superficie se ognuno fosse libero di fare ciò che vuole (in fondo nessun movimento no vax ha criticato così aspramente i vaccini contro l’influenza semplicemente perché la pressione per farli non è mai stata forte come nel caso di quelli anti-Covid).

La ragione della pressione a vaccinarci e del sano (e prudentemente risanante) limite alla nostra libertà è anch’essa molto semplice. Minore la quota di chi non si vaccina, minori i contagi ma soprattutto i decessi e i letti occupati in terapia intensiva che intasano gli ospedali e limitano le cure per altre malattie gravi creando dunque effetti collaterali negativi sulla salute che vanno oltre quelli diretti del Covid-19.

Chi scrive, promuove – al pari di questo giornale – la campagna per la globalizzazione dei vaccini: una delegazione, qualche mese fa, ha incontrato il ministro Speranza per perorare la causa della loro diffusione globale attraverso la moratoria sui brevetti prevista espressamente dall’Organizzazione mondiale per il commercio in caso di pandemie. Avevamo ribadito il timore che, preoccupandoci solo del nostro orto, avremmo rischiato di importare prima o poi una nuova variante da Paesi a bassissima vaccinazione. Così purtroppo è stato. Vale la pena di ripetere che la pandemia ci sta ricordando le leggi della razionalità e della solidarietà in un mondo sempre più connesso e interdipendente. È triste che ci sia chi fa fatica a capire entrambe.

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