(Foto d'archivio. Ansa)
Spegnere il cellulare è l’invito che gira fra i social in vista della cena degli innamorati, che tradizionalmente si svolge a San Valentino. Ma quest’anno coincide con il mercoledì delle Ceneri, anche se pochi ne parleranno, giacché dal punto di vista commerciale ha più presa la cena di coppia. Eppure è una coincidenza curiosa e virtuosa, che invita al silenzio e all’essenziale, due elementi che spesso mancano nella vita di coppia, anche a tavola, dove il pasto diventa un gesto sempre più individuale e meno sociale.
Anche questa è una contraddizione dei nostri tempi: ci si ritrova senza stare davvero insieme, senza condividere neanche il sapore di un pane. Su queste pagine, una quindicina di anni fa, il filosofo Paul Ariès evidenziò la tendenza: le coppie a tavola scelgono cibi diversi, mentre la generazione precedente condivideva lo stesso cibo. Lo incontrai a Lione per invitarlo a un convegno dove affrontammo questo tema, che era più serio di quanto si potesse pensare. Convenimmo persino sulla nascita di locali dove la musica alta riduceva la possibilità di relazione, quasi un attacco alla possibilità di dialogo. E al silenzio. Oggi l’analisi sembra portare a una precipitazione del fenomeno: si mangia in coppia ma ognuno messaggia con gli smartphone.
C’è poi l’ideologia del cibo che divide, giacché oggi si parla di tribù di vegani, con derivazioni crudiste, fruttariane, fino ai raccoglitori (che mangiano solo ciò che cade dall’albero) e ai bevitori di acqua piovana. Come sarà possibile incontrarsi davanti a barriere sempre più spesse che vengono issate sulla tavola da pranzo? Le statistiche diffuse ieri dicono che per la prima volta diminuiscono i vegani, mentre crescono i vegetariani. Una rondine non fa primavera, intendiamoci, e questo, probabilmente, resta un dato di assestamento, giacché sul veganismo hanno investito migliaia di aziende (c’è persino il vino vegano) e il piatto veg appare ormai in ogni menu: dalla tavola calda al ristorante importante.
Tuttavia il dato di calo che viene rilevato da Eurispes (sarebbe comunque vegano un italiano su 100, mentre i vegetariani sono il 6%) non ha ragioni sociologiche e relazionali, ma semplicemente di opportunità: non è facile in viaggio potersi approvvigionare di ciò che si desidera. Ovvero: la realtà dei fatti ci piega a una nuova forma. Che non è proprio una scelta di umiltà o di immedesimazione con la vita degli altri, ma semplicemente una necessità. Il rapporto con l’altro, insomma, non incide su una scelta, che resta individuale, ossia scevra da un rapporto. Queste riflessioni ci vengono spontanee nel giorno delle Ceneri e di San Valentino: un appello di gusto, perché la vita sia il meno possibile individualista.