Davanti alla base militare di Ghedi conferenza stampa sulla denuncia di armi nucleari in Italia, Brescia, 02 ottobre 2023. - ANSA/FILIPPO VENEZIA
Si è aperta ieri a New York la seconda Conferenza degli Stati parte al Trattato internazionale TPNW ( Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons) che proibisce il possesso, uso e minaccia dell’uso delle armi nucleari. Non è necessario ricorrere al famoso orologio dell’apocalisse nucleare tenuto dagli scienziati dell’università di Chicago per rendersi conto che il rischio di un impiego dell’arma nucleare, per decisione politica, per incidente o per errore ha raggiunto oggi un livello che non ha precedenti.
All’inizio del conflitto in Ucraina il presidente Putin pose in stato di allerta le sue forze nucleari e da ultimo ha decretato lo stazionamento di armi nucleari russe nel-la vicina Bielorussia. Altri esponenti della dirigenza russa non si sono fatti scrupoli nelle loro minacce nucleari.
La Nato ha sinora ha mantenuto sull’uso dell’arma nucleare un profilo molto più prudente. Minacce analoghe non si verificano a Gaza poiché nessun Paese arabo dispone dell’arma nucleare mentre Israele, che probabilmente le possiede, non ne può minacciare l’uso visto che non ha mai ammesso di possederle. Il rischio maggiore è che gli effetti inquietanti di tale conflitto inducano altri Paesi dell’area a dotarsi a loro volta dell’arma nucleare.
Altro fattore di accresciuto pericolo è rappresentato dalla corsa agli armamenti nucleari attualmente in corso presso le maggiori potenze. Russia e Stati Uniti si attengono ancora ai limiti massimi di missili e testate strategici previsti dal trattato New Start che però scade nel 2026. Per ora non si parla né di un rinnovo né di un nuovo negoziato.
Ambedue i Paesi stanno procedendo ad un destabilizzante ammodernamento e una diversificazione dei propri arsenali atomici e missilistici. La Cina è stata finora una potenza nucleare “moderata” con un numero di testate molto inferiore a quello detenuto da Mosca e Washington. Vi sono però indicazione di un probabile ampliamento di un arsenale sulle dimensioni del quale Pechino mantiene ampio riserbo.
Ad aggravare la situazione vi è anche il fatto che negli ultimi anni sono stati irresponsabilmente spazzati via o resi inservibili, prima da Trump e ora anche da Putin, alcuni dei pilastri su cui poggiava la normativa internazionale sulle armi nucleari. Si tratta in particolare del tratto INF che proibiva a russi e americani le armi nucleari a raggio intermedio, dell’accordo CTBT che ha recentemente “de - ratificato” Putin che proibisce gli esperimenti nucleari, dell’accordo JCPOA sul nucleare iraniano denunciato con un tratto di penna da Trump nel 2018. Sul piano multilaterale rimangono in piedi il trattato sulla Non Proliferazione Nucleare (TNP) che proibisce a tutti di possedere l’arma nucleare con l’eccezione di cinque Paesi, ed il citato TPNW che proibisce a tutti l’uso ed il possesso dell’arma nucleare.
Ambedue questi trattati sono però inadatti a disinnescare il pericolo attuale. Il primo non è riuscito ad impedire che nazioni come l’India, il Pakistan, Israele e la Corea del Nord si dotassero dell’arma nucleare, il secondo non è riuscito ad attrarre proprio i Paesi che già posseggono l’arma nucleare ed i loro alleati. Tutti i Paesi che hanno aderito alla proibizione totale avevano già rinunciato formalmente all’ arma nucleare.
Ciò non mancherà di avere un impatto sull’incontro, mitigato solo dal fatto che esso sarà dominato da Paesi tra loro allineati appartenenti a quello che viene oggi chiamato il “Global South”. Molti di questi ultimi, lanceranno degli strali contro la dottrina della deterrenza nucleare mentre Paesi che si attengono a tale dottrina (tra cui l’Italia) non potranno rispondervi perché hanno deciso da anni di boicottare questo foro internazionale. I Paesi che guidano la gestione Trattato (Austria, Messico, Kazakhstan) si stanno rendendo conto che senza una partecipazione degli stati nucleari e loro alleati il TPNW non potrà produrre risultati concreti e cercano di attirare nell’esercizio, almeno come osservatori, i Paesi “della deterrenza”.
Alcuni membri della Nato come la Germania, Belgio ed i nuovi arrivati Finlandia e Svezia hanno in passato accettato di “osservare” la conferenza quale gesto di attenzione verso il tratto e i Paesi che lo promuovono. L’Italia purtroppo ha deciso di non partecipare. Il “niet” al Tpnw è divenuto l’unico punto di convergenza in campo nucleare tra americani, russi, cinesi, altri Stati nucleari e loro alleati, mentre le crisi internazionali in atto non sembrano propiziare l’adozione di gesti distensivi.