Caro direttore ,le scrivo nella mia doppia veste di madre e di ministro della Salute, e mi rivolgo a lei – che tanto e approfondito spazio dà alle tematiche della vita familiare e sociale e della solidarietà – per far arrivare il mio ringraziamento ai componenti del Comitato “Difendiamo i nostri figli” per il loro impegno a sostegno della famiglia. Sono mamma di due bambini che, come per tutte le mamme, sono la gioia della mia vita, e al tempo stesso ricopro un incarico istituzionale che con la maternità ha molto a che fare: nel mio Ministero ci occupiamo della salute di chi vuole diventare genitore, della gravidanza, del parto, dell’allattamento e del nato, in tutte le fasi e in tutte le condizioni, cercando di offrire i migliori servizi possibili e le migliori opportunità. Sono anche figlia del mio tempo, e conosco bene i modi molto diversi con cui, ai nostri giorni, si “mette su famiglia”: le legittime e differenti scelte personali, però, non possono mettere in discussione né l’evidenza elementare che un bambino nasce da un uomo e da una donna che si chiamano padre e madre, né che tutto questo è tutelato da una istituzione ben precisa, definita nella nostra Costituzione senza margini di ambiguità, e cioè la famiglia naturale fondata sul matrimonio. È proprio il rispetto per tutte le scelte personali, legittimamente diverse, che nel nostro Paese hanno diritto a esistere, che impone che le differenze vadano riconosciute: le convivenze, sia fra persone di sesso diverso che dello stesso sesso, sono distinte dal matrimonio, ed è giusto che restino tali, e quindi che vengano regolamentate senza per questo essere confuse con l’istituzione del matrimonio. La differenza con le nozze non le rende certo meno rispettabili. È anche giusto che tutti i bambini abbiano uguali tutele e diritti, indipendentemente dal modo in cui sono stati concepiti e sono venuti al mondo. Ma la doverosa protezione dei più piccoli include innanzitutto il divieto di pratiche che ledono la dignità di madri, padri e figli, e impone di sbarrare la strada al commercio della maternità, per esempio alla maternità surrogata. Non possiamo fare entrare dalla finestra, furbescamente, quello che le nostre leggi vogliono tenere fuori dalla porta, senza se e senza ma. Se ci sono evidenze che alcuni bambini oggi hanno meno sicurezze, meno diritti di altri, magari perché nati da percorsi contrari alle nostre leggi, dobbiamo farcene carico e trovare una soluzione, anche legislativa se gli strumenti che ci sono non fossero sufficienti. Ma senza dimenticare che il primo diritto di ogni figlio è vivere con mamma e papà. I bambini sono la nostra prima risorsa, non solo personale ma di tutta la società, e purtroppo è una risorsa che appare “in via di estinzione”. È la mia preoccupazione più grande: il nostro Paese si sta spegnendo. Intorno a noi ci sono pochi bambini, ne nascono sempre meno ogni anno: è un dramma demografico di cui abbiamo fatto fatica a renderci conto, e che è entrato tardi nell’agenda politica. Eppure l’allarme era suonato da un pezzo. Al Ministero della Salute stiamo cercando di dare il nostro contributo per fermare questa caduta delle nascite, e almeno tentare di risalire la china. Quest’anno, per esempio, ci sarà il primo “Fertility day”, un’intera giornata nella quale, anche grazie alle amministrazioni comunali e a tanti professionisti soprattutto nell’ambito della sanità, cercheremo di informare tutti i cittadini sul tema della fertilità, perché le scelte personali siano realmente consapevoli. So bene che questo non basta, e che è solo un inizio, ma in qualche modo bisogna pur cominciare e io lo faccio a partire da quello in cui posso personalmente impegnarmi. Concludo rivolgendo agli organizzatori della manifestazione per la famiglia del 30 gennaio 2016 l’augurio che questa iniziativa contribuisca a riaprire un dibattito sereno nel Paese: perché, senza essere contro nessuno, sia a favore di tutti i nostri figli, come dice il nome che hanno scelto per il loro Comitato.
*Ministro della Salute