Rispetto e carità per tutti i caduti. Ma senza smemoratezze, da resistenti
Il sobrio omaggio che per 25 anni il Comune di Milano ha reso anche ai caduti della Rsi forse non si ripeterà più
Caro direttore,
antifascista quanto anticomunista da sempre, mi vergogno della quasi-decisione (ha parlato di «riflessione» necessaria) del sindaco di Milano, Sala, di non far più deporre, dal prossimo anno, dopo un quarto di secolo, una corona del Comune nel campo X del Cimitero Maggiore dove sono sepolti i caduti della Rsi e anche nove italiani che si arruolarono come volontari nelle SS. Decisione presa su evidente diktat dell’Associazione nazionale dei partigiani italiani. Non esistono morti di "serie A" e morti di "serie B", ma solo morti. Parce sepulto! È caduto il muro di Berlino, ma non vogliono che cadano antichi steccati che continuano a dividere e a procurare conflitti e danni.
antifascista quanto anticomunista da sempre, mi vergogno della quasi-decisione (ha parlato di «riflessione» necessaria) del sindaco di Milano, Sala, di non far più deporre, dal prossimo anno, dopo un quarto di secolo, una corona del Comune nel campo X del Cimitero Maggiore dove sono sepolti i caduti della Rsi e anche nove italiani che si arruolarono come volontari nelle SS. Decisione presa su evidente diktat dell’Associazione nazionale dei partigiani italiani. Non esistono morti di "serie A" e morti di "serie B", ma solo morti. Parce sepulto! È caduto il muro di Berlino, ma non vogliono che cadano antichi steccati che continuano a dividere e a procurare conflitti e danni.
Carlo M. Passarotti - Gallarate (Va)
Penso, caro dottor Passarotti, che lei abbia ragione a temere che con questo tipo di polemiche e di scelte si finisca solo per riaprire vecchie ferite. E questo va evitato, con saggezza, rispetto e carità umana e cristiana e addirittura con passione, riconciliatrice. Penso anche, però, che dobbiamo saper trasmettere con eguale passione e con chiarezza un messaggio molto netto e semplice: nella guerra civile che ha insanguinato l’Italia alla fine del secondo conflitto mondiale, non tutto è uguale. C’è stato chi si è battuto ed è morto per una giusta causa, cioè le forze della Resistenza e del poco a poco ricostituito Esercito italiano. E chi invece ha scelto o accettato, a volte anche con sane intenzioni personali, di servire la causa nazifascista e ha perciò combattuto ed è caduto dalla parte sbagliata. In questo tempo di troppe smemoratezze, ciò che è essenziale va sempre ribadito: se avessero trionfato Hitler e Mussolini, il mondo sarebbe stato un inferno. Poi, non è stato il paradiso. E sulla terra (penso a Stalin e ai suoi satrapi del comunismo realizzato, ma anche – oggi – ai signori e padroni del mercatismo irresponsabile) l’inferno ha continuato a manifestarsi. Ma questo non riabilita la «parte sbagliata» di allora, spiega piuttosto perché e con quale spirito si possa e si debba continuare a dire «Ora e sempre Resistenza». A più d’uno ormai questa frase suona retorica, eppure – a mio avviso – dice una pura, attualissima e urgente verità sul compito di umanizzare il mondo e di renderlo più giusto, non rassegnandosi mai al male assoluto del totalitarismo, del razzismo e di ogni fondamentalismo. Anche e soprattutto quando coloro che quel male propugnano e diffondono arrivano a espropriare e strumentalizzare parole nobili come ordine, onore, identità, tradizione, patria e popolo. E sì, caro amico – sono certo che lei che si sente «antifascista quanto anticomunista» riuscirà a intendermi bene – serve più che mai serena chiarezza e il coraggio di dire, rendendosi conto del valore che esprime, «Ora e sempre Resistenza».
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