Caro direttore,
fa sorridere l’idea che i cartelli del Comune di Riace siano stati modificati per «dare un segno di discontinuità e dare una nuova identità alla città», sostituendo la scritta «paese dell’accoglienza» con quella di «paese dei santi Cosimo e Damiano». A ben vedere, infatti, secondo la tradizione i santi suddetti furono due medici che decisero di spendere la loro esistenza curando gratuitamente tutti quelli che si presentavano a loro: un perfetto atteggiamento accogliente! Dove sta la discontinuità e la differenza con chi la santità della cura accogliente la sta praticando oggi? Dove la distanza dai marinai della nostra Guardia costiera o dagli operatori delle Ong che gratuitamente curano chi soffre e ha rischiato di morire in mare? Dove la lontananza dai sindaci che in prima persona curano chi arriva nel loro Comune aiutandolo a trovare un lavoro, una casa, a sentirsi parte di una comunità? Qualche perplessità, poi, desta l’idea che i Santi siano proposti come un segno identitario piuttosto che un patrimonio dell’intera cristianità e dell’umanità... tanto più se parliamo di Cosma e Damiano, venerati pressoché in tutta Europa e da tutte le etnie, in particolare da quella Rom. Una foto che circola in rete ritrae un prete che collabora alla sostituzione: dopo la vergogna nel vedere un sacerdote che aiuta a cancellare la parola accoglienza, sarebbe bello coltivare la speranza che sia proprio la Chiesa a far capire bene che la nuova dicitura impegna il paese non tanto a fare qualche bella processione, ma soprattutto ad accogliere e curare ancora meglio di prima!
Carlo Tresso
Condivido, caro signor Tresso, parola per parola la sua "lettura" profonda della cristiana testimonianza dei santi medici Cosma (o Cosimo) e Damiano che Riace celebrerà i prossimi 26 e 27 settembre. E immagino che il nuovo sindaco leghista di Riace se resterà in sella - ieri il Ministero dell’Interno ha confermato che era ineleggibile, in quanto dipendente del Comune alla cui guida si candidava e vari ricorsi in questo stesso senso saranno esaminati dal Tribunale il 1° ottobre - compirà scelte diverse e probabilmente opposte a quelle dell’amministrazione Lucano che avevano rivitalizzato e reso celebre come «paese dell’accoglienza» la località calabrese. Ma so che la Chiesa locale continuerà a essere madre accogliente dei poveri. Andare in processione, non significa tradire la missione. Se invece fosse così, la processione sarebbe una fuga da Cristo non un andargli incontro, idealmente accanto ai due santi medici. E questo non può darsi.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: