Il respiro di Hamisou è lieve e sofferto. A soli sette mesi, sono tre i tubicini essenziali a tenerlo in vita in una stanza dell’ospedale distrettuale di Mirriah, cittadina della regione di Zinder, nel sud-est del Niger. Due sono destinati a nutrirlo e a farlo respirare attraverso il naso, mentre il terzo è la flebo collegata alla sua piccola mano. Hamisou è solo una delle migliaia di bambini che ogni anno, da decenni, soffrono di malnutrizione acuta in Niger. Il suo corpo scheletrico sembra pronto ad arrendersi, ma la macchina dell’ossigeno e il personale medico stanno facendo di tutto per salvarlo. «Sono dieci giorni che sta male», racconta Fatima, la madre di 20 anni, mentre sul lettino d’ospedale accudisce la gemella di Hamisou in attesa di una buona notizia da parte dei medici. «Siamo partiti dal villaggio di Droum, a circa 40 chilometri da qui. Sebbene da quando è nato lo allatto e lo nutro ogni giorno con della
bouillie a base di cereali – continua la giovane donna –, vorrei dare ai miei figli ogni tanto delle uova e della carne. Con mio marito, però, non abbiamo ancora i soldi per permettercelo».
Fatima dice di avere cinque figli, nonostante due siano morti l’anno scorso a causa di una febbre alta. Nessuno sa se siano stati anche loro vittime della malnutrizione. «Che l’anno agricolo sia buono o cattivo – affermano le statistiche di Echo, il braccio umanitario della Commissione europea – tra 1 e 3 milioni di persone sono vittime dell’insicurezza alimentare ogni anno in Niger». È infatti proprio qui, tra le prime linee della durissima battaglia contro la malnutrizione, che diverse organizzazioni non governative e agenzie delle Nazioni unite stanno cercando di trovare nuovi approcci per risolvere questa gravissima piaga. Nel Paese, più di 1,1 milione di bambini sotto i cinque anni hanno bisogno ogni anno di assistenza nutrizionale. Secondo le più recenti statistiche, fino al 2012 solo il 51% di essi riusciva a sopravvivere. Un miglioramento, però, rispetto ai dieci anni precedenti in cui la soglia di sopravvivenza era del 45%. «Nella regione di Zinder la malnutrizione è un problema di salute pubblica maggiore», afferma Deogracias Katsuva, coordinatore medico congolese dell’organizzazione internazionale Alima e del suo partner nigerino Befen, entrambe presenti in diverse strutture sanitarie della regione di Zinder. «Qui il livello è troppo alto poiché raggiunge il 15%, quindi 15 bambini su 100 sono malnutriti. Intervenendo con dei cosiddetti 'pacchetti sanitari' – spiega Katsuva –, ci concentriamo soprattutto sulla prevenzione e il trattamento dei bambini malati. Li seguiamo durante i loro primi, importanti, mille giorni, dal concepimento fino ai due anni di vita, il periodo che chiamiamo: finestra d’opportunità». Haouau, madre di 31 anni, ha notato che suo figlio di un anno continuava ad avere la diarrea. Arrivata da due giorni all’ospedale di Mirriah, è felice che le cure stiano già avendo un buon effetto. «Ringrazio davvero i medici e le infermiere per il loro lavoro – dice Haouau con un dolce sorriso –. Nel mio villaggio chiamato Takara ci sono però molti bambini malnutriti, in condizioni più gravi di mio figlio». Il Niger è uno dei Paesi africani con il più alto tasso di natalità al mondo, con oltre 7 figli per donna, e di crescita, circa il 3,4%. Questa è una delle principali ragioni per cui le strutture sanitarie e il personale medico faticano a fornire le cure necessarie ai loro pazienti. Molti dei quali vivono in villaggi remoti e spesso non hanno i mezzi per raggiungere i centri di salute più vicini, morendo quindi nel silenzio. Ogni statistica, infatti, non può che essere relativa. «I casi di malnutrizione cronica o ritardo della crescita sono sempre stati critici in Niger dal 2005 – avverte l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) –. Parliamo di una soglia del 40%». Un rapporto del 2016 redatto da Smart, un’iniziativa di ricerca lanciata da una rete di organizzazioni umanitarie, sostiene invece che la «copertura dei vaccini ammonta al 41% nella regione di Zinder e al 42% nella regione limitrofa di Diffa». Tra le varie attività adottate da Alima/Befen per prevenire i casi di malnutrizione, c’è la formazione di migliaia di madri in grado di misurare la circonferenza del braccio (Muac) dei loro figli per capire se sono malnutriti. «Stiamo lavorando affinché le mamme si accorgano delle condizioni dei loro bambini il prima possibile – spiega una delle donne che da anni esegue la formazione di donne attraverso il Muac –. Con il laccio che gli diamo possono rilevare in anticipo se i loro figli sono malnutriti o se stanno per diventarlo». All’ombra di un grande albero nel villaggio di Barago, a circa 7 chilometri dalla cittadina di Gouna, un gruppo di circa 20 madri assistono alla formazione. Un volontario di Alima/Befen spiega con pazienza e semplicità il modo per misurare il braccio del bambino, almeno due volte al mese, grazie a una laccio diviso in aree di colore verde, giallo e rosso. Una ad una, le donne si esercitano con i loro figli. Altre madri, invece, aspettano nel centro di salute di ricevere uno dei pacchetti sanitari gratuiti contenti tra le varie cose di base per la salute del bambino, anche il Nutributter, una sostanza dotata di supplementi nutritivi. «Nel nostro piccolo dispensario riusciamo a prenderci cura ogni giorno di decine di donne incinta o dei loro bambini già nati – spiega Fatima Abdullahi, giovane medico nigerino a capo della struttura –. Altrimenti, nei casi d’urgenza, ci occupiamo del trasferimento dei malati in centri ospedalieri più grandi». Non è facile però. Quando le ambulanze mancano o i soldi non sono sufficienti a coprire le spese per il trasporto in macchina, i pazienti sono costretti a trovare un carretto tirato da un asino su cui viaggiare per anche 80 chilometri. La velocità con cui si effettua il trasferimento del bambino o di una madre incinta da casa alla più vicina struttura medica è infatti una delle problematiche maggiori in questa regione. La malnutrizione è causata da diversi fattori», precisa Amadou Alzouma, a capo dei programmi di Echo in Niger. «Grazie ai finanziamenti europei sosteniamo le organizzazioni internazionali e locali che curano i pazienti affetti da malnutrizione nei centri sanitari statali. Questo, però, non è sufficiente – continua Alzouma –, infatti stiamo puntando molto sulla prevenzione delle comunità sebbene non sia proprio legata al nostro mandato. Con la formula dei mille giorni, per esempio, si stanno registrando dei buoni risultati, ma è sempre più necessario affrontare tale problematica con una visione a lungo termine». Durante la recente visita a Zinder il commissario di Echo, il cipriota Cristos Stylianides, ha annunciato il finanziamento di 145 milioni di dollari in aiuti umanitari per sette Paesi nel Sahel. Contributo che proprio ieri è stato aumentato di 12,5 milioni, di cui 1,5 milioni al Niger. Gran parte di questi fondi serviranno ad aumentare la capacità dei progetti per combattere l’insicurezza alimentare. «Salvare vite continua a essere la prima priorità dell’Unione europea in Niger come nel resto del Sahel – ha dichiarato Stylianides –. Il nostro nuovo finanziamento provvederà infatti al trattamento essenziale per la nutrizione e la salute dei bambini e delle loro madri».