Gentile direttore,
Mario Draghi, uomo "economico e finanziario" di rango, ha lanciato il cosiddetto Quantitative easing perché è diventato chiaro a (quasi) tutti che politiche di espansione monetaria e di svalutazione dell’euro sono i motori per rimettere in circolo virtuoso l’economia. È altresì palese ormai che la politica del rigore fine a se stesso è solo un maquillage di bilancio che uccide l’economia reale. Mi pare però che la Germania continui ad avere poche idee ma confuse, e punti sempre sul rigore monetario anti-inflazione. A Draghi si è messo, infatti, di traverso Jens Weidmann presidente della Bundesbank. Costui assomiglia all’uomo che, quando il dito indica la Luna, guarda il dito e non la Luna. Un fideismo irrazionale può danneggiare anche l’economia reale. Sa che cosa sono arrivato a pensare? Se la Germania non si adatta alla realtà, se ne vada via dall’euro e dalla Ue e si riprenda il marco. Se non lo facesse e se insistesse nel proporre folli teorie monetaristiche, sarebbe il caso di espellerla. Per salvare ancora una volta l’Europa da mentalità pericolose...
Giancarlo Politi
Proviamo a essere ottimisti, gentile lettore. Proviamoci almeno su questo fronte, mentre torna tragica e incandescente la situazione in Ucraina. Nella Ue, e dentro la Ue nell’Eurozona, c’è stata una svolta. E, anche un certo establishment tedesco, pur frenando e recalcitrando, si è adeguato alla "cura Draghi". Che per la verità, qui, potremmo chiamare anche "cura Becchetti", visto che l’economista nostro collaboratore la va proponendo con argomentazioni coerenti e pressanti da più di due anni, sino a promuovere nell’autunno scorso l’appello-manifesto firmato da centinaia di economisti (non solo italiani) per una "nuova Bretton Woods" europea. La decisione della Bce di procedere all’acquisto di imponenti quantità di titoli del debito dell’Eurozona (questo è, ripetiamolo ancora una volta, il Quantitative easing) è, dunque, un passo serio. Potenzialmente decisivo. E l’opportunità va usata bene, come abbiamo scritto e ripetuto negli ultimi giorni. Perciò, in questa nuova fase, non mi concentrerei tanto sulle lamentazioni "tecniche" per il QE che arrivano dalla Germania, quanto sull’allineamento "politico" tedesco (che dopo la stagione dell’iper-rigorismo s’inchina alla maggioranza e, direbbe lei, caro Politi, all’evidenza degli errori accumulati). Va presa anche buona nota del sostegno esplicito e del concreto credito della signora Merkel all’«ambizione» dell’Italia di sbloccare e rimettere in moto il proprio sistema. Nessuno si salva da solo: non la Germania della cancelliera cristiano democratica, non la Francia del presidente socialista, non l’Italia del premier democratico sostenuto da una complicata maggioranza parlamentare di centro-sinistra-destra e neanche – se davvero così sarà – la Grecia del ribaltone radical-antagonista di sinistra. Tutti, invece, da soli possono perdersi. Vedremo. Ma già ne stiamo vedendo delle belle. Con una metafora – solo economico-finanziaria, sia chiaro – possiamo dire che quel certo grigioferro del cielo sopra Berlino non è più il colore del cielo d’Europa. Si rivedono l’azzurro e il sole. Che crescano.