giovedì 29 settembre 2016
Oltre il modello attuale, per integrare davvero (Stefano Lepri*)
Profughi, la via della micro-accoglienza
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Caro direttore, presto il Governo dovrebbe nominare una forte direzione politica per la task force interministeriale che si occupa di accoglienza e integrazione dei profughi. E martedì al Senato il gruppo del Pd ha discusso attentamente il tema, convenendo sul fatto che finora non siamo usciti da una gestione emergenziale, ma ora dobbiamo farlo. Intervenendo in assemblea, ho ripetuto che, oltre a organizzare meglio la prima accoglienza e le procedure per il riconoscimento o meno dello status di rifugiato, occorre diversificare la seconda fase, finora assegnata a Prefetture, Comuni e cooperative specializzate nell’accoglienza degli immigrati.

Oggi in Italia ci sono quasi centomila realtà di Terzo settore definibili come imprese sociali: coop sociali, associazioni, fondazioni, Ipab, enti religiosi. Molte hanno strutture di accoglienza: comunità, case di riposo, gruppi appartamento, case per l’emergenza, ecc. La gran parte ha camere e letti non utilizzati. Ho motivo di credere che molti direbbero sì alla seguente proposta: ogni struttura offra accoglienza a una o poche persone e si impegni, qualora sia riconosciuto lo status di rifugiato, per il suo inserimento sociale e lavorativo.

Soluzioni simili possono essere realizzate da famiglie od organizzazioni di volontariato, anche se è più difficile. Quindi, accanto (e al posto) di realtà specializzate dovrebbero progressivamente crescere forme di accoglienza più diffusa e capillare. Questi i vantaggi possibili: minore impatto sulla popolazione e maggior controllo; possibilità di coinvolgere gli immigrati nel sistema di erogazione del servizio come volontari, ma anche di coinvolgere volontari del luogo a favore degli immigrati; più reti di relazioni per la collocazione sociale e lavorativa; risparmi in termini di ordine pubblico. 

Occorre insomma spalmare maggiormente l’accoglienza, valorizzando la diffusa presenza di solidarietà organizzata di cui è ricca l’Italia. L’emergenza immigrazione non può durare ancora: va superata, consapevoli che è difficile, ma possibile. 

*Vicepresidente dei senatori del Pd

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