Caro direttore, da giorni ho il proposito di scriverle, ed essendo questo il primo pomeriggio libero dopo serie innumerevoli di impegni a scuola, sono ora davanti al mio computer. Le scrissi nel mese di settembre una lettera sul precariato, sull’impossibilità di abilitarsi nella mia regione (il Lazio) e sull’estrema difficoltà che mi trovo a vivere ogni giorno nel portare avanti la professione di docente di lingua spagnola. Lei con garbo e professionalità mi ha risposto facendomi sentire compresa e soprattutto non ignorata. Per questo le porgo ora un 'grazie' affettuoso. Dal mese di settembre a oggi non è cambiato nulla in positivo, anzi... nessuna abilitazione, nessun concorso, solo false, falsissime illusioni. Ah no, in realtà qualcosa ho ricevuto: la Regione Lazio, cui avevo inviato una lettera riguardo al problema delle abilitazioni mi ha 'risposto' a distanza di tre mesi che avevano (soggetto terza persona plurale, non si sa chi) ricevuto troppe email e che pertanto non potevano rispondere alla mia. Tipico del nostro Paese... purtroppo. Ma intanto se non ci fossimo noi precari, chi manderebbe avanti l’insegnamento su cattedre vacanti? Assurdo.Non finisce qui. Il dirigente scolastico di una scuola media statale (in cui ho insegnato per due anni consecutivi) ha pensato bene di non seguire la graduatoria per convocare i docenti di lingua spagnola ma di mettere a insegnare chi riteneva, a sua discrezione. E si immagini che io sono la prima della graduatoria...Precariato? Magari fosse solo questo, caro direttore. Una desolazione. E tutti dormono.Aveva ragione il pittore Goya quando intitolò uno dei suoi splendidi quadri: «Il sonno della ragione genera mostri». Credo di avere in ballo contemporaneamente tre o quattro ricorsi; ho perso il conto, ma non la voglia di insegnare, non la voglia di affrontare le sfide, sì le sfide, che dai più piccoli fino agli adolescenti ho dinanzi ogni giorno. Ma non vorrei fare la fine di don Chisciotte con i suoi mulini a vento. Avere pazienza? Mi dispiace, non ce l’ho più. Ci parlano tanto di meritocrazia. È un termine di moda ma non di facile applicazione. Eppure vado avanti, non mi fermo, ho sempre stimoli. Sto organizzando un viaggio di istruzione in Spagna con i miei alunni; la responsabilità è grande e la realizzazione ancora più bella.Chissà, forse le giungerà una cartolina da Valencia, saprà allora che si tratta di una professoressa di spagnolo che nel suo piccolo è riuscita a realizzare un bel momento di crescita per se stessa e per i suoi alunni.Grazie per l’attenzione.
Eleonora Mozziconi
Sono figlio di insegnanti e io stesso ho potuto fare, per un po’, questa esperienza di lavoro e di vita. Riconosco il suo entusiasmo, cara professoressa, e intendo bene la sua amarezza. Ma soprattutto credo che leggere ciò che scrive aiuti tanti a riflettere e a capire meglio ciò che non va, oggi, nella nostra scuola.