Giancarlo Maffezzoli & Mario Mozzi, Garda (Vr)
Pubblico questo vostro messaggio, cari amici, perché contiene due istanze centrali. Centrali non solo nel sistema di valori dei cattolici, ma anche nelle sorti della nostra democrazia. Ogni giorno dai nostri lettori sale - con la pacatezza della riflessione, ma anche con la forza dell’indignazione - una forte richiesta di «pulizia» nella gestione della cosa pubblica, un pressante richiamo ai valori della coerenza e della trasparenza nella vita del Paese. Una domanda sacrosanta, condivisibile da chiunque creda - laicamente - nel valore etico dell’azione politica. Ma che rischierebbe di rimanere utopistica, e anche un po’ ingenua, se non s’accompagnasse a una vigilanza effettiva da parte del cittadino elettore - del «popolo sovrano» - tramite un uso informato e critico del voto e degli strumenti di controllo democratico, sia parlamentari, sia amministrativi, sia culturali (e anche a questo proposito, il ruolo dei mass media è evidente). Credo che la trasparenza e la coerenza siano fondamenti essenziali della democrazia moderna: l’operato di chi gode d’un mandato politico deve essere sempre verificabile; deve poter essere discusso nel libero confronto delle idee e - soprattutto - deve poter essere sottoposto al vaglio dei fatti, senza zone d’ombra. Insomma, fatta salva un’ampia sfera di personale riservatezza, l’uomo pubblico - soprattutto se cattolico - deve sapersi mettere a disposizione della comunità in modo esemplare. L’appello del Papa a una presenza vigile e appassionata dei credenti nella vita collettiva non nasce affatto da uno «spirito di crociata», come vorrebbero dar a intendere certi polemisti laicisti e anticlericali, ma anche dall’amore autentico per il bene comune, per il destino di tutti, di cui i «valori non negoziabili» sono il fondamento più solido.
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