mercoledì 27 settembre 2017
La formazione permanente non è un optional. Essa è insita nella natura stessa dell’uomo e in coloro che esercitano un servizio pastorale a favore del popolo in quanto questo servizio ...
Piccolissima guida ai percorsi di formazione permanente del clero
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La formazione permanente non è un optional. Essa è insita nella natura stessa dell’uomo e in coloro che esercitano un servizio pastorale a favore del popolo in quanto questo servizio ha bisogno di persone qualificate e mature «segnate dalla passione per il Signore Gesù e il popolo di Dio; ministri animati da una convinta appartenenza al presbiterio e da un profondo respiro ecclesiale; evangelizzatori preparati alla missione » (Lievito di fraternità, conclusioni). Le difficoltà della missione oggi devono mettere in evidenza la santità, la dedizione, la costanza e la forza d’animo dei Ministri ordinati, uscendo dall’individualismo e dalla chiusura o dall’attivismo fine a se stesso. Per favorire percorsi di formazione permanente è opportuno che siano messe a disposizione anche strutture stabili e persone che possano contare sulla fiducia dei preti e abbiano l’attitudine alla relazione e all’ascolto. Il tempo e le risorse riservate alla formazione del Clero sono uno spazio essenziale per qualificare la sua missione. Sono opportuni percorsi praticabili, entrando in un «deciso processo di discernimento, purificazione e riforma» ( Evangelii Gaudium, 30).

1) Vivere la comunione e la condivisione nel ministero, sia con i confratelli che con il popolo di Dio, è il primo percorso pratico per realizzare una armoniosa formazione permanente.

2) Offrire disponibilità e impegno personale allo studio, all’approfondimento e alla lettura della realtà in modo da avere sempre presente il cammino che sta facendo la Chiesa e la propria comunità oggi. Ogni Ministro sia quindi convinto e sia un soggetto attivo e responsabile della propria formazione con la persuasione che nessuna formazione è possibile se non si ha il bisogno di essere aiutati, istruiti, formati.

3) Favorire e partecipare alle iniziative promosse per il clero a tutti i livelli (Esercizi e Ritiri spirituali, Cenacoli, Incontri Foraniali o di Vicaria, Corsi di formazione teologica, biblica, pastorale, Raduni di clero tra amici, di momenti di ricorrenze particolari o di feste, pellegrinaggi, ecc.). La partecipazione sia entusiasta, fedele, costante e generosa. È necessario tuttavia che le proposte siano ad alto livello teologico, spirituale e pastorale.

4) Osare percorsi nuovi uscendo dalla consuetudine, non conservando solo l’esistente, ma assumendo un nuovo stile evangelizzatore, intercettando i reali bisogni profondi della gente, andando incontro agli altri con gioia. La mediocrità pastorale dipende dal mancato coinvolgimento del cuore. La carità pastorale è una condizione essenziale per crescere e rafforzare il proprio dono alla missione. Sentirsi innanzitutto membro del popolo di Dio vivendo ed esercitando il proprio carisma di discernimento e rispettando, valorizzando e condividendo quello degli altri.

5) Curare la fraternità e l’amicizia tra il clero, il riferimento costante a una guida spirituale, la disponibilità a sentirsi e operare come membro di una comunità di fratelli, come in una famiglia, condividendo le gioie pastorali.

6) Dare spazio all’incontro con Gesù Cristo nel silenzio e ascolto orante. Il tempo della contemplazione è prezioso e vivificante. 'Mi ami tu?'. Vivere la centralità dell’Eucaristia e curare la propria vita interiore sono la prima attività pastorale e la vera e piena realizzazione della formazione permanente.

*Segretario nazionale Unione apostolica del clero (Ua)



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