È stato calcolato che stiamo vivendo un tempo in cui ogni 34 ore si produce una massa di informazioni equivalente a quanto elaborato dall’età delle caverne al 2003. Ed è probabile che il dato – che risale a qualche mese fa – sia ormai ampiamente superato. Quando si ha a che fare con la rete, nel momento stesso in cui si formula un dato si viene archiviati dalla realtà. Si nasce superati. È il mondo della velocità, lo stesso che ha costretto i giornalisti a fare i conti con la sesta W, while, durante: i fatti vanno raccontati mentre succedono, quando sono in pieno svolgimento, anche se alla tempestività si sacrifica l’accuratezza. È il mondo in cui i ragazzi si sentono a proprio agio, fluido e frenetico, irrequieto: lì, sul web, la gran parte di loro cerca le notizie. Cosa c’entra «Popotus» in tutto ciò? Pochissimo. Sennonché, da ieri, anche «Popotus» è in rete. Nel web starà con i suoi tempi, i suoi modi, il suo linguaggio. Perché la velocità non è tutto e come scriveva Albert Camus «se si vuole informare velocemente invece di informare bene, la verità non ci guadagna». Sorpassati? Per qualcuno, forse. Ma ai nativi digitali che sono prematuramente protagonisti di questo universo virtuale, vorremmo dimostrare che non tutto ciò che brilla è un astro di prima grandezza. Si naviga a vista tra buchi neri e meteore, si sfiorano tonnellate di spazzatura spaziale... Il sito di «Popotus»(www.avvenire.it/popotus) ha un obiettivo: essere un approdo sicuro, un porto dove gettare l’àncora senza timori. Come il giornale di carta destinato ai bambini, anche quello online vuole essere un contributo di Avvenire e dei suoi giornalisti alla crescita di una generazione critica. Che sappia distinguere l’utile dall’inutile, il ragionevole dall’insensato; che abbia voglia di andare oltre il chiacchiericcio cercando la sostanza; che sviluppi gli anticorpi contro le bufale che su quelle rotte abbondano. Quando vent’anni fa «Popotus» arrivò nelle edicole insieme ad Avvenire, molti si chiesero se non ci sentissimo come Davide contro Golia: stampa in bianco e nero su carta da giornale, niente fumetti, nessuno spazio all’industria dell’intrattenimento né spot a quella dell’infanzia... Il giornale di informazione per i bambini era già dato per spacciato. Invece, eccolo qui, due decenni dopo a bissare con il sito. La scommessa non è da poco, oggi come allora. E oggi come allora l’impegno è sempre lo stesso: prendere sul serio i nostri lettori, offrire loro – sulla carta e sul web – uno spaccato del mondo e dell’attualità. Come sempre, racconteremo a misura di bambino fatti e opinioni che arrivano dalla cronaca, tradurremo in un linguaggio comprensibile ai più piccoli il complesso universo della politica e dell’economia. Parleremo di cultura e anche di sport, dei grandi temi che l’attualità suggerisce. Il sito sarà anche uno strumento indispensabile per restare sempre connessi con le scuole, con le tante classi che ci seguono in tutta l’Italia: dopo dieci anni, torna anche «Pagine di classe», il concorso nazionale di giornalismo per le scuole elementari e medie. Ostinatamente e lucidamente affezionati al valore dell’informazione che nasce (e resta ancorata) ai giornali di carta, torniamo a proporre un progetto che fu un successo un decennio fa, ma che mai come adesso ha il sapore della novità. Invitiamo i bambini, immersi nella realtà virtuale, a confrontarsi con la concretezza della carta stampata. Tutte le informazioni di giornata si trovano sul sito, e sempre sul web saranno messi a disposizione degli insegnanti schede e video di approfondimento sul linguaggio del giornalismo, su come realizzare un giornale o un servizio video. Perché tutto ciò? Il motivo è sempre lo stesso: dimostrare che pensare controcorrente si può, che a usare la testa si impara. Capire significa giudicare, e giudicare permette di scegliere. «Popotus» altro non sa e non vuole fare: dare notizie e produrre riflessioni.
È stato calcolato che stiamo vivendo un tempo in cui ogni 34 ore si produce una massa di informazioni equivalente a quanto elaborato dall’età delle caverne al 2003. Ed è probabile che il dato – che risale a qualche mese fa – sia ormai ampiamente superato. Quando si ha a che fare con la rete, nel momento stesso in cui si formula un dato si viene archiviati dalla realtà. Si nasce superati. È il mondo della velocità, lo stesso che ha costretto i giornalisti a fare i conti con la sesta W, while, durante: i fatti vanno raccontati mentre succedono, quando sono in pieno svolgimento, anche se alla tempestività si sacrifica l’accuratezza. È il mondo in cui i ragazzi si sentono a proprio agio, fluido e frenetico, irrequieto: lì, sul web, la gran parte di loro cerca le notizie. Cosa c’entra «Popotus» in tutto ciò? Pochissimo. Sennonché, da ieri, anche «Popotus» è in rete. Nel web starà con i suoi tempi, i suoi modi, il suo linguaggio. Perché la velocità non è tutto e come scriveva Albert Camus «se si vuole informare velocemente invece di informare bene, la verità non ci guadagna». Sorpassati? Per qualcuno, forse. Ma ai nativi digitali che sono prematuramente protagonisti di questo universo virtuale, vorremmo dimostrare che non tutto ciò che brilla è un astro di prima grandezza. Si naviga a vista tra buchi neri e meteore, si sfiorano tonnellate di spazzatura spaziale... Il sito di «Popotus»(www.avvenire.it/popotus) ha un obiettivo: essere un approdo sicuro, un porto dove gettare l’àncora senza timori. Come il giornale di carta destinato ai bambini, anche quello online vuole essere un contributo di Avvenire e dei suoi giornalisti alla crescita di una generazione critica. Che sappia distinguere l’utile dall’inutile, il ragionevole dall’insensato; che abbia voglia di andare oltre il chiacchiericcio cercando la sostanza; che sviluppi gli anticorpi contro le bufale che su quelle rotte abbondano. Quando vent’anni fa «Popotus» arrivò nelle edicole insieme ad Avvenire, molti si chiesero se non ci sentissimo come Davide contro Golia: stampa in bianco e nero su carta da giornale, niente fumetti, nessuno spazio all’industria dell’intrattenimento né spot a quella dell’infanzia... Il giornale di informazione per i bambini era già dato per spacciato. Invece, eccolo qui, due decenni dopo a bissare con il sito. La scommessa non è da poco, oggi come allora. E oggi come allora l’impegno è sempre lo stesso: prendere sul serio i nostri lettori, offrire loro – sulla carta e sul web – uno spaccato del mondo e dell’attualità. Come sempre, racconteremo a misura di bambino fatti e opinioni che arrivano dalla cronaca, tradurremo in un linguaggio comprensibile ai più piccoli il complesso universo della politica e dell’economia. Parleremo di cultura e anche di sport, dei grandi temi che l’attualità suggerisce. Il sito sarà anche uno strumento indispensabile per restare sempre connessi con le scuole, con le tante classi che ci seguono in tutta l’Italia: dopo dieci anni, torna anche «Pagine di classe», il concorso nazionale di giornalismo per le scuole elementari e medie. Ostinatamente e lucidamente affezionati al valore dell’informazione che nasce (e resta ancorata) ai giornali di carta, torniamo a proporre un progetto che fu un successo un decennio fa, ma che mai come adesso ha il sapore della novità. Invitiamo i bambini, immersi nella realtà virtuale, a confrontarsi con la concretezza della carta stampata. Tutte le informazioni di giornata si trovano sul sito, e sempre sul web saranno messi a disposizione degli insegnanti schede e video di approfondimento sul linguaggio del giornalismo, su come realizzare un giornale o un servizio video. Perché tutto ciò? Il motivo è sempre lo stesso: dimostrare che pensare controcorrente si può, che a usare la testa si impara. Capire significa giudicare, e giudicare permette di scegliere. «Popotus» altro non sa e non vuole fare: dare notizie e produrre riflessioni.
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