Per chi si droga interlocutori adulti non celle e ideologie. Parola di Cnca
sabato 23 ottobre 2021

Gentile direttore,
ci rivolgiamo a lei per spiegare la posizione del Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza (Cnca) in merito al referendum per la depenalizzazione del consumo e della coltivazione di cannabis. Le azioni di prevenzione e responsabilizzazione rivolte al mondo giovanile e il contrasto all’abuso e alla dipendenza dalle sostanze psicoattive sono tra le ragioni fondamentali che hanno portato alla nascita della nostra Federazione, quarant’anni fa, e il lavoro quotidiano di centinaia di nostri servizi e interventi sparsi in tutta la Penisola. A nostro avviso, il referendum, e il testo base approvato in commissione Giustizia che modifica la normativa in vigore sulle droghe, dovrebbero essere l’occasione per aprire un dibattito serio e franco sul mondo del consumo e delle dipendenze. Siamo convinti che la legislazione esistente sia inadeguata e inefficace rispetto alle difficoltà e al desiderio di protagonismo e di futuro dei giovani che incontriamo con i nostri progetti e ai bisogni delle tantissime persone che ospitiamo nelle nostre comunità. Fin dall’approvazione del Dpr 309/90 abbiamo sempre affermato che una persona che ha problemi di dipendenza non deve entrare in carcere né incontrare, per questa sola ragione, un rappresentante delle forze dell’ordine, quanto piuttosto un adulto che sappia aiutare la persona a elaborare le ragioni della sua dipendenza: è inaccettabile, prima di tutto dal punto di vista etico ed educativo, che un consumatore di sostanze finisca in prigione e, più in generale, che debba subire una sanzione penale. Fuori dalla contrapposizione ideologica tra richieste di misure punitive sempre più dure e legalizzazione indiscriminata delle sostanze, riteniamo che al centro di ogni politica sulle droghe ci debba sempre essere la persona con le sue fragilità e le sue domande. È per aiutare e accompagnare in modo più efficace chi vive una situazione di abuso e dipendenza che vanno riscritti nuovi approcci alla questione droghe, costruito un nuovo sistema di intervento e sviluppati più adeguati modelli di prossimità e vicinanza, coinvolgendo non solo l’ambito dell’intervento sociale e della cura, ma anche la scuola. Ci auguriamo che “Avvenire” – che ha, per i tanti temi che riguardano il nostro lavoro, un’attenzione e una sensibilità non comuni nella stampa nazionale – possa favorire questo confronto aperto e plurale, prima di tutto etico-valoriale. Non è certamente facile, ma a nostro avviso necessario per comprendere un fenomeno sociale che riguarda milioni di giovani e adulti. Un saluto cordiale

Riccardo De Facci presidente Cnca

Sulle nostre pagine seguiamo da anni con interesse e gratitudine l’impegno del Cnca, anche contro le dipendenze, condividendone l’attenzione alle persone coinvolte nella droga e l’impegno per accompagnarle e non criminalizzarle. E per quel che vale, gentile presidente De Facci, anch’io personalmente mi ritrovo moltissimo in questo approccio. La campagna referendaria per la depenalizzazione del consumo e della coltivazione di cannabis e gli slogan che gli sono fioriti attorno stanno, a mio parere, generando confusione e ingenerando l’idea che la risposta giusta a un consumo di cannabis radicato e crescente sia un libertario (e menefreghista) “vietato vietare” o, se si preferisce, uno sconsolante e caricaturale “più fumo per tutti”. È evidente che le dure regole attualmente vigenti si sono rivelate ingiuste e incapaci di arginare le dipendenze. Ma da qui a sfrenare la situazione ce ne corre. Mutatis mutandis è un po’ quello che è accaduto – con il neanche troppo dissimulato calcolo di lucrarci su come Erario – dopo l’apertura mercatista all’azzardo. L’azzardo legale è dilagato senza togliere nulla all’azzardo illegale, e – ahinoi e ahiloro, sebbene fatichino ad ammetterlo – mescolando in troppe situazioni l’uno e l’altro (o tenendoli separati da appena un “fondello”). Ho chiesto a uno studioso di valore come Raul Caruso di aiutarci a capire se la depenalizzazione della cannabis avrebbe potuto far davvero bene alle persone e la società e colpire nei loro affari malavitosi e spacciatori, ma questa prova non c’è ( https://tinyurl.com/cannabiscrimin ). Il rischio di fare autogol a raffica è serio. Discutiamo dunque con umanità e razionalità sul referendum e comunque sulla necessaria revisione (per via parlamentare) delle regole vigenti anti-droga, e cerchiamo tutti quanti di non prendere cantonate... Grazie davvero per il vostro importante ed efficace lavoro, e anche per questo stimolo.

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