"Non uccidere" è il comandamento antico. Non accontentarti di non fare male all'altro, ma impara a volergli bene, a volere il suo vero bene, è invece la strada nuova da perseguire, l'unica che non ti farà smarrire nel cammino della vita. Purtroppo non sempre accade. Sono molti gli uomini e gli Stati che si appropriano arbitrariamente del "diritto" di togliere la vita agli altri.
L'uccisione dei bambini è sempre un dramma, ma quando avviene all'interno di quel santuario inviolabile che dovrebbe essere la propria casa, è insopportabile.
Tra le ultime stragi avvenute in Italia, quella di Altavilla Milicia, nel Palermitano, ci ha lasciato basiti. Un uomo ha massacrato, con la complicità di una coppia di amici, due dei suoi tre figli e sua moglie.
La motivazione ha dell'incredibile. La mattanza sarebbe avvenuta non per motivi economici, passionali, ma - diciamo, solo per intenderci - “religiosi".
L'uomo in questione è ossessionato dal demonio. Si sente perseguitato. Ogni inconveniente seppur minimo che gli accade, come a tutti, lo fa risalire a questa figura negativa. Si convince che sia suo dovere liberare i malcapitati dalla presenza infernale che si sarebbe impossessato di loro. Si autoproclama liberatore, esorcista ma è solo un pericolosissimo fanatico.
La coppia di amici gli dà manforte. Separati dal resto del mondo, si sono chiusi in una asfissiante circolo settario. C'è tanto da indagare sulla sanità mentale di questa orribile triade, cui si è aggiunta, negli ultimi giorni, anche la figliola sopravvissuta. Anch'ella, infatti, a quanto sembra, avrebbe responsabilità in questa strage.
Menti insane? Certamente, ma non solo: molto ha pesato la dimensione. diciamo. "spirituale”.
È proprio vero: sbagliarsi su Dio vuol dire poi sbagliarsi su tutto. È stato detto e ripetuto, però, da diversi organi d'informazione che questa setta incipiente facesse parte di una Comunità evangelica, notizia infondata che ha fatto soffrire non poco i cristiani chiamati in causa.
Giovanni Barreca, sua moglie Antonella, i loro figli e la coppia formata da Sabrina Fina e Massimo Carandente, infatti, non appartenevano a nessuna Comunità evangelica.
I fratelli cristiani che si richiamano alla riforma protestante, infatti, hanno un grande amore per Gesù e per la Parola di Dio. Si riuniscono nelle loro assemblee per pregare e leggere il vangelo. Ogni comunità è affidata alle cure di un pastore che spezza la Parola e veglia su di essa. I fratelli evangelici credono che, come insegna san Giacomo, «la fede senza le opere è morta» e s'impegnano nel servire il prossimo. Vangelo, preghiera, evangelizzazione, comunione fraterna, opere buone, desiderio di fare la volontà di Dio: sono queste le linee portanti della fede che professano. Conosco bene queste comunità e non per sentito dire.
Alcuni anni della mia giovinezza li ho trascorsi con loro. Furono loro a donarmi la prima Bibbia che lessi e rilessi tante volte da poter ripetere con Geremia: «Quando la tua Parola mi venne incontro la divorai con avidità».
Il mio percorso ritornò poi sui sentieri antichi. Un frate francescano, Riccardo, mi fece scoprire le ricchezze della Chiesa dove ero stato battezzato e cresimato. Sentiì che il Signore mi chiamava al sacerdozio. Obbediì pur non sentendomene degno. Allora come adesso. Il pensiero in questi giorni è ritornato a questi cari fratelli e sorelle verso cui ho un grande debito di riconoscenza. La mia gratitudine nei loro confronti continua. Tanti italiani potrebbero - dico potrebbero - avere avuto le idee confuse sentendo dire che i responsabili dell'orribile strage fossero evangelici. Non Io erano. Non lo sono mai stati. Gli evangelici sono persone e credenti seri. Vogliono bene a Gesù e al prossimo al quale mai torcerebbero un capello. A tutti loro, in questa tristissima circostanza, la nostra più convinta e larga solidarietà.