Le autorità visitino gli ospedali prima, non dopo le tragedie
lunedì 21 agosto 2017

Sarà la magistratura a dire se Antonio sia morto per le conseguenze dell’ incidente cui è rimasto vittima mercoledì, o per la negligenza del personale medico e infermieristico dell’ ospedale napoletano “ Loreto Mare”. Al di là delle rilevanze penali, vogliamo capire che cosa sia successo al povero giovane. Ci atteniamo alla relazione stilata dal dottor Pietroluongo, responsabile del Pronto soccorso.

Sono le 21, 30 quando Antonio, proveniente dal presidio ospedaliero di Boscotrecase, arriva al Loreto Mare. La situazione appare subito grave. Al giovane, 23 anni, vengono offerte le prime cure. Poi viene chiesta una angiotac, per il controllo dei vasi sanguigni. Per farla, però, occorre spostare Antonio in un altro ospedale, perché il Loreto Mare non dispone di questa preziosa apparecchiatura. E già si notano le prime stonature, perché in un pronto soccorso di qualsiasi ospedale possono arrivare – e di fatto arrivano - feriti di ogni tipo. Il dottor Pietroluongo, dunque, fa richiesta dell’ ambulanza, che dato il caso, necessita anche dell’ animatore a bordo. Antonio è in codice rosso, è, dunque, un paziente grave. Passa il tempo ma non si riesce a organizzare il trasporto.

Passa altro tempo. Raffaele, il padre di Antonio, si accorge che tra i medici non c’è accordo su chi e come debba trasportare il figlio e invoca il personale di far presto. “Mio figlio moriva e i medici litigavano fra loro” dirà tra le lacrime alla stampa. Ma perché stanno litigando i medici? Perché non si mettono d’ accordo su chi debba accompagnare il giovane. Passa altro tempo. L’ orologio segna ormai le 4 del mattino, quando, finalmente, si muove l’ ambulanza, ma senza il rianimatore. Una semplice ambulanza. Incredibile. Il sole è già alto quando Antonio fa ritorno al Loreto Mare.

Muore poco dopo. Il responsabile del Pronto soccorso prende la penna e scrive le cose come sono andate. I fatti parlano da soli. La lite scoppiata tra i medici davanti ai parenti di un paziente in grave pericolo di vita fa vergogna al mondo della sanità e non solo. Le preziose ore perdute per organizzare un semplice trasporto da un ospedale a un altro nella stessa città fanno venire la pelle d’ oca. È del tutto lecito che i cittadini, addolorati e scandalizzati per la morte di un giovane che potrebbe essere un loro figlio,un loro fratello, chiedono che venga fatta luce.

Il Loreto Mare solo pochi mesi fa salì alla ribalta per i “furbetti del cartellino”. Decine di dipendenti faceva timbrare la propria presenza da un collega complice senza nemmeno mettere il piede in ospedale. I dubbi sorgono spontanei: la sera di mercoledì, erano presenti tutti i dipendenti che prevedeva il turno? E sono trascorsi solo tre mesi da quando, all’inizio di Giugno, una anziana paziente, non autosufficiente, venne fotografata all’ospedale San Paolo, in un letto invaso dalle formiche. Assurdità. È evidente che c’è qualcosa che non va. Qualcosa che deve essere affrontato non nelle emergenze, ma nei momenti sereni, con serietà, onestà, severità. Il personale pigro, negligente, svogliato, che non fa il suo dovere va punito severamente. Nelle mani di medici e infermieri non ci sono patate ma esseri umani. In ospedale i responsabili hanno l’ obbligo di sorvegliare l’ andamento, le presenze, le capacità del personale medico, paramedico, ausiliare. Debbono assicurare turni efficienti, soprattutto in pronto soccorso, soprattutto nei mesi estivi.

Al Pronto soccorso occorre mettere il personale migliore, proprio perché imprevedibile e urgente è il lavoro che è chiamato a svolgere. Naturalmente medici e infermieri debbono avere a disposizione mezzi e medicinali, strumenti e personale per fare bene il loro dovere. Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, scandalizzata, ha promesso che invierà degli ispettori. Ma perché gli ospedali campani versano in condizioni pietose?

Il governatore De Luca, nel mese di Giugno, ebbe a dire parole che contribuirono a gettarci nello sconforto: « Stiamo lottando allo spasimo ma la sanità è in mano alla camorra». Chi ha permesso alla camorra di mettere i suoi piedi puzzolenti in uno dei santuari più sacri dell’ umanità? E come vanno le cose adesso? Al Loreto Mare è successa una cosa orrenda. Non è la prima volta, accade spesso che le competenze si accavallano, si mischiano, si eludono con scarsa professionalità e scarsissima umanità. Le regole ci sono, bisogna osservarle.

Negli ospedali, come nelle industrie, nelle sale consiliari, nelle redazioni, nelle aule parlamentari, nella chiesa, non vige l’ anarchia. C’è una scala gerarchica, ci sono responsabilità, ci sono ruoli distinti. Ci sono superiori che dirigono, ordini cui obbedire. Unicuique suum. Al ministro Lorenzin, al nostro Governatore rivolgiamo l’invito a venire nei nostri ospedali non dopo che si è consumata la tragedia, ma prima, in anonimato, senza preavvisi. E guardare, interrogare, capire. Parlare con gli ammalati, i parenti. Controllare il cibo, l’ igiene, i turni, la professionalità del personale, dare uno sguardo alle liste di attese. Per rendersi conto di persona della via crucis che debbono affrontare i poveri cittadini campani quando la salute inizia a vacillare, o, peggio, quando un tragico, improvviso, imprevedibile incidente stradale si sta portando via il figlio che ami.

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