martedì 15 ottobre 2024
L'appuntamento di Assisi è il segno che qualcosa sta cambiando nella visione economica mondiale: serve mettere le persone al centro e lasciare che partecipino alla tessitura delle politiche comuni
Ministri da tutto il mondo per il G7 Inclusione e disabilità in corso ad Assisi

Ministri da tutto il mondo per il G7 Inclusione e disabilità in corso ad Assisi - Ansa

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Il Papa già nel 2019 aveva invitato i giovani economisti, change maker e imprenditori a incontrarsi ad Assisi per cambiare l’economia e ripensarla in modo inclusivo: in difesa della vita e a servizio dell’uomo. L’incontro di “Economy of Francesco” si tenne solo nel 2022 a causa della pandemia, ma il Covid non ha mai fermato quel processo: i giovani hanno iniziato a confrontarsi e a sviluppare un nuovo pensiero, sognando di poter presentare alle grandi economie del mondo quei temi sui quali lo stesso Pontefice aveva richiamato la loro attenzione. A distanza di due anni, a ritrovarsi ad Assisi sono proprio i Paesi del G7: per la prima volta al mondo i ministri che si occupano di inclusione e disabilità condivideranno strategie e impegni per contrastare le discriminazioni e garantire a tutti nella vita quotidiana il diritto alla piena partecipazione civile, sociale e politica.

Questo appuntamento è dunque il segno che qualcosa sta cambiando nella visione economica mondiale. Si comincia a capire che per andare nella direzione dello sviluppo integrale e sostenibile è necessario maturare logiche inclusive in ogni ambito. In tutte le democrazie moderne si affrontano i temi delle politiche di inclusione, e questo è certamente positivo, perché si è più consapevoli del fatto che esistono persone “scartate”. Ma per la prima volta il gruppo del G7 in questi tre giorni le affronterà insieme.
I sistemi economici continuano imperterriti a porsi come obiettivo la crescita, ma una crescita impersonale. L’attenzione dei decisori politici è continuamente e quasi esclusivamente incentrata sul Pil e su indicatori che non hanno a che fare con la crescita di ognuno, né con la reale possibilità delle persone di concretizzare i diritti fondamentali come quello alla salute, all’istruzione, al lavoro e alla partecipazione alla vita politica ed economica del Paese.

Negli ultimi anni si sta lentamente prendendo consapevolezza del fatto che le crescenti disuguaglianze non sono solo un problema etico e di giustizia sociale ma un limite oggettivo alla crescita di un Paese. Il Nobel per l’Economia assegnato proprio ieri a Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson ne è una conferma. Non ci illudiamo, naturalmente, che subito dopo il G7 le attese delle persone con disabilità troveranno immediatamente una risposta, ma sappiamo che questo incontro internazionale rappresenta comunque l’inizio di un cammino inarrestabile. Già nell’organizzazione abbiamo visto un cambiamento tangibile: le persone hanno potuto partecipare alla cerimonia inaugurale insieme alle associazioni che si occupano di disabilità. Ed è stata un'emozione grandissima per tutti noi. Perché è proprio insieme alle persone con disabilità e alle loro organizzazioni di riferimento che si riuniranno le delegazioni ministeriali per confrontarsi sui temi dell’inclusione, dell’accessibilità, dell’intelligenza artificiale, della vita indipendente, dell’inclusione lavorativa, dello sport, dei servizi, del diritto universale alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica.

Questo G7 è dunque un esempio di partecipazione nella tessitura delle politiche comuni sul tema inclusione e disabilità. In pratica: si sta iniziando a comprendere che le politiche per le persone devono essere pensate con le persone. Mettere l’inclusione come priorità nell’agenda dei Paesi del G7 è un grande traguardo dal quale speriamo possano nascere strategie e azioni efficaci, perché non basteranno le politiche statali a realizzare la piena partecipazione di tutti: occorrerà necessariamente coinvolgere tutta la comunità. L’inclusione ha bisogno di sollecitudine e premura per l’altro e del riconoscimento della dignità di ogni persona. La disabilità è una condizione che pone dei limiti alla libertà di chi trova degli ostacoli insormontabili da superare. Ed è qui che le politiche statali devono essere capaci di offrire opportunità in grado di consentire alla persona di partecipare alla vita, di esprimere i propri talenti e le proprie risorse. Ciascuno di noi può segnare una svolta nella vita del prossimo ed essere un ponte verso la libertà di esistere, di curarsi, di lavorare, di vivere pienamente le relazioni familiari e di amicizia, di praticare sport, di esprimersi nell’arte.

Inclusione è partecipazione. Ma di questa libertà del vivere degnamente si parla ancora troppo poco. Si parla più della libertà del morire che del vivere. La vita delle persone con disabilità, come di ogni persona, può continuamente rifiorire se sapremo cambiare lo sguardo riconoscendone l’immenso valore e la dignità. Sarà questo riconoscimento a farci stare alle necessità dell’altro e a contribuire con la nostra prossimità e con il nostro ingegno a renderne concreta la sua dignità non solo come un mero valore a cui tendere. Non possiamo affrontare il tema della disabilità solo con politiche assistenzialistiche e redistributive: dobbiamo provare a riprogettare servizi, strutture, prodotti e programmi nel modo più esteso possibile e senza necessità di adattamenti speciali.
L’inclusione è una tessitura complessa, richiede di riannodare fili disgiunti, e questo lo si può fare solo attraverso una ricucitura paziente, con movimenti orizzontali e verticali. Siamo consapevoli che questo G7 è l’inizio di un processo. Insieme a famiglie, associazioni, enti che si occupano di persone con disabilità vivremo questo inizio come un momento di festa e nella consapevolezza che ciascuno di noi, e con le nostre organizzazioni in ogni parte del mondo, rappresentiamo i gangli vitali di questa meravigliosa tessitura.

*Presidente dell'Istituto Serafico di Assisi


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