Papa Francesco continua a darci lezioni. Non dalla cattedra, ma camminando. C’è un’espressione inglese che rende bene l’idea:
walk the talk ('camminare' le parole, anziché semplicemente 'enunciarle'). Nella Lumen Fidei , al n. 9, si dice che la stessa «fede vede nella misura in cui cammina». Senza camminare non si vede, e si parla a vanvera. Francesco 'cammina le parole'; e dunque i suoi passi parlano. Con autorevolezza, credibilità, forza, libertà. Perché la verità fa liberi, sfugge ai sempre maldestri tentativi di strumentalizzazione e non ha paura del confronto. Camminare col passo del 'popolo' e parlare da questa prospettiva è il metodo che Francesco ci sta indicando. Lo ha fatto anche ieri mattina, all’incontro con il Corallo, coordinamento delle emittenti radiofoniche e televisive cattoliche profondamente radicate su tutto il territorio italiano e sostenute in grandissima parte da lavoro volontario. Un ruolo importantissimo, proprio nell’ottica di quella «comunicazione come prossimità» di cui parla il messaggio per la 48a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: emittenti che esprimono – come tutti i media d’ispirazione cattolica, ma con specifica vocazione – l’impegno della Chiesa «a essere vicina e amica di ogni persona, e parlare alla gente lì dove abita, vive, lavora, ama, soffre». Una vera 'rete' di persone e non di cavi, semplice e popolare, capace di chiamare le persone per nome e camminare col loro passo. Proprio per la sua prossimità, l’emittente radicata sul territorio non si limita mai solo a informare, ma si prende cura, dà voce, valorizza, denuncia, accompagna.
L’articolazione tra il livello locale, quello nazionale e quello globale è oggi più che mai delicata e vitale. E così come nella Chiesa, anche nell’ecosistema mediale è importante valorizzare l’«armonia nella diversità» di cui ha parlato Francesco, la sinergia anziché la spartizione di competenze, senza «andare per la logica che il pesce grande ingoia il piccolo». Un incontro significativo dunque, per delineare la fisionomia di un ecosistema, quello dei media cattolici dentro quello mediale più generale, che, come tutta la chiesa del resto, ha iniziato una importante stagione di rinnovamento. Qual è il punto di partenza? Come ha sottolineato Papa Francesco, «il clima mediatico ha le sue forme di inquinamento, i suoi 'veleni'». Aprire le finestre dell’infosfera significa lasciar entrare lo spirito e non solo la materialità del dato di fatto, la speranza e non solo il riconoscimento del male e della violenza, il rispetto per la dignità e non solo la spettacolarizzazione mascherata da diritto di cronaca. Non rassegniamoci dunque all’aria sporca, facciamo «circolare aria pulita che dia ossigeno alla mente e all’anima»!
Tre strade su cui camminare, e tre pericoli da cui guardarci. Le strade sono la verità, la bellezza e la bontà. Dire la verità anche quando costa, rispettandone la complessità, dialogando con tutti. Come ogni strada anche questa ha i suoi rischi, le sue trappole: l’intellettualismo, l’astrazione. Stiamo attenti a non diventare «intellettuali senza intelligenza»! La bontà, che non sempre (anzi raramente) è notiziabile deve emergere, ma senza trasformarsi in 'eticismo', in stucchevoli retoriche sentimentalistiche.
E la bellezza, che è tutt’uno col vero e col buono, non deve diventare estetismo, maschera, artificio. I tre pericoli: la diffamazione e la calunnia, gravissimi atti lesivi della dignità e dell’integrità delle persone. Ma, ancor più, la disinformazione. Che non è solo menzogna, ma anche quella 'mezza verità' che ci fa comodo dire, che serve ai nostri interessi, e ci fa occultare la parte scomoda. Che è esattamente il meccanismo dell’ideologia. Un richiamo importante, infine, per gli operatori dei media: la professionalità non è sufficiente, se non si coniuga con la capacità di prossimità, che è sempre una capacità di vedere il volto dell’altro, che disarma ogni tendenza all’astrazione, alla strumentalizzazione, alla spettacolarizzazione. Come si legge nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno, «Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza». Parole, quelle di Francesco, di incoraggiamento e di una speranza che non si nasconde le difficoltà, ma guarda con fiducia al futuro e alla nostra – di tutti – capacità di trasformarlo.