venerdì 8 giugno 2012
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​Uno scenario tragicamente immutabile, almeno all’apparenza, quello siriano, con Assad che continua a massacrare la sua stessa popolazione, l’Occidente che gli intima di andarsene e l’Onu volenteroso e impotente, bloccato dal preannunciato veto russo (e cinese) nei confronti di qualunque possibile risoluzione eccessivamente punitiva per il regime. Un infinito attrito, dove nessuno ha la pallottola d’argento capace di eliminare il mostro che turba i sonni di tanti, di troppi. Non poteva trarre in inganno il via libera concesso da Mosca e Pechino alla risoluzione che condannava il massacro di Houla. Il suo testo era talmente ambiguo da non recepire neppure i rapporti degli osservatori Onu presenti nel Paese che, alla ricerca dei responsabili dell’ennesimo macello, puntavano chiaramente il dito verso Damasco.Ieri, altre uccisioni e nuove tremende immagini di corpi inanimati, buttati lì, come fossero giocattoli rotti e non vite spezzate, transitorie vestigia di sogni, speranze, illusioni di una vita normale. Una rivelazione che segue di poche ore il vertice degli "amici della resistenza siriana" che si è svolto a Istanbul, alla presenza dei ministri degli Esteri dei principali Paesi europei (tra cui il ministro Terzi di Sant’Agata) e arabi sotto la leadership del segretario di Stato americano Hillary Clinton. La scelta di Istanbul era chiaramente un modo per dare implicita copertura internazionale al ruolo che il governo di Recep Erdogan sta svolgendo nella crisi siriana. La Turchia è, tra i Paesi confinanti con la Siria, quello che più apertamente sta fornendo assistenza ai profughi in fuga dall’esercito e dalle bande di paramilitari fedeli ad Assad. La sua assistenza non si limita però al campo umanitario, ma si spinge fino a offrire veri e propri santuari alle formazioni del Libero esercito siriano (Lse), dove queste ultime possono rifornirsi di armi e ricevere addestramento e supporto logistico. Per ora al Lse è fatto divieto di compiere raid in territorio siriano a partire direttamente dalla Turchia, ma le cose potrebbero cambiare presto.Come rivela l’approfondita e documentata analisi pubblicata da Marco Cesario su "Linkiesta" di ieri, i servizi segreti francesi starebbero lavorando da mesi in Siria e nei Paesi vicini. Nei mesi scorsi addirittura 18 membri dei servizi segreti dell’Esercito (Dsge) sarebbero stati fatti prigionieri dalle forze di Assad, ancorché la notizia sia stata fatta passare sotto sostanziale silenzio. Ma è proprio nel settore addestrativo che la Dsge e il Comando operazioni speciali (Cos) francesi starebbero dandosi maggiormente da fare. Oltre che in Turchia, il Cos avrebbe aperto punti di appoggio e addestramento per i ribelli anche nel Nord del Libano. Non è forse un caso allora che proprio nelle ultime ore sia stata diffusa la notizia delle prime incursioni dell’Esercito siriano in Libano. Nella Valle della Bekaa, feudo di Hezbollah ma anche percorso obbligato per chiunque voglia andare da Beirut a Damasco, un cittadino libanese è rimasto ucciso e quattro sono stati feriti a causa del fuoco di cui sarebbero stati oggetto da parte di militari siriani.Un altro passaggio verso quel contagio libanese della crisi siriana che in molti a Beirut temono. Certo è che fino ad ora si riteneva che quello di soffiare sulle ceneri delle mai sopite tensioni tra sciiti e sunniti libanesi fosse un preciso disegno di Assad. Operazione per nulla difficile, considerando che le due società sono comunque estremamente intrecciate e che i legami familiari transconfinari (senza che si debbano scomodare quelli tribali o comunitari) non sono certo un’invenzione di Assad. Ma la presenza attiva di forze militari occidentali (anche italiane...) nel Paese dei Cedri – sia pure una presenza dissimulata – rischia di far precipitare più rapidamente la situazione, facendo il gioco del tiranno, a fronte di vantaggi per la resistenza siriana e per i cittadini libanesi tutti da dimostrare. La domanda che attende una risposta, ovviamente, è se il presidente Hollande seguirà la stessa politica muscolare del suo predecessore Sarkozy.Nel frattempo i russi denunciano contatti sospetti tra gli esponenti dei Fratelli Musulmani siriani e il governo del Kosovo. Secondo quanto pubblicato ieri da Panorama a firma di Fausto Biloslavo, infatti, i rivoluzionari siriani guarderebbero all’esperienza dell’Uck come a una lezione di successo da emulare e starebbero cercando la via per svolgere attività addestrativa nell’ex regione serba. Una via, evidentemente, che non può che passare per Washington. Altro che situazione immobile...
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