sabato 21 luglio 2012
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Una onesta presa di coscienza e il punto di partenza per un serio sforzo di crescita del nostro sistema scolastico: questo il senso del rapporto Invalsi sulle prove di italiano e matematica che hanno coinvolto 2.800.000 studenti delle scuole di ogni ordine e grado. I risultati non costituiscono una novità assoluta, ma sono indicativi. Primo fra tutti, il netto divario tra le grandi aree geografiche del nostro Paese. Il rendimento del sistema scolastico del Mezzogiorno appare nettamente distanziato già rispetto a quello del Centro (in complesso attestato sulla media italiana) e ancora di più a quello del Nord (superiore a questa media). E il divario è tanto più grande quanto più si alza il livello degli studi. Qui la distanza del rendimento delle scuole del Sud rispetto alla media nazionale supera i 12 punti per l’italiano e gli 11 per la matematica. In quest’ultima disciplina, il divario tra il Veneto, che ha i migliori risultati, e la Sardegna, che ha i peggiori, è di 35 punti! Ci sono, peraltro, alcune regioni del Sud – precisamente la Puglia, la Basilicata e l’Abruzzo – che hanno realizzato sensibili miglioramenti, soprattutto nei livelli d’istruzione più bassi, facendo registrare, a questi livelli, risultati non difformi dalla media nazionale.Il Rapporto prende atto che su queste differenze pesano notevolmente fattori legati al contesto socio–culturale entro cui le scuole si trovano ad operare. A Palermo è un problema ancora grave e insoluto il periodico assalto vandalico a cui alcune scuole dei quartieri “a rischio” sono periodicamente soggette, probabilmente ad opera di alunni che intendono così contestare immaginari torti subìti o semplicemente riottosi nei confronti dell’obbligo scolastico. Nelle regioni meridionali ci sono istituti in cui il docente è chiamato, di fatto, a svolgere un ruolo che appare molto più vicino a quello dell’assistente sociale che non dell’operatore culturale. Ne è una conferma la rilevanza che ancora ha, al Sud, il fenomeno della dispersione scolastica. Non dovunque allo stesso modo, questo è chiaro.Il rapporto sottolinea che una delle caratteristiche che differenzia il Mezzogiorno rispetto al Nord (e in parte anche al Centro) è l’assai maggiore differenziazione tra i risultati delle scuole presenti sullo stesso territorio. Il grado di preparazione raggiunto dagli studenti di un liceo classico del centro di Catania o di Napoli non ha nulla da invidiare a quello dei loro colleghi di Torino o di Milano. Il problema è che spesso si tratta di “isole” in un quadro scolastico che invece, in tanti altri istituti, è segnato dal degrado.Un altro capitolo è la condizione degli alunni di origine non italiana, sempre più numerosi, soprattutto al Nord e, per ovvi motivi, alle prese con ostacoli specifici che ne ritardano il percorso scolastico. Anche se la differenza di rendimento si attenua molto quando si tratta della seconda generazione, di coloro, cioè, che sono nati in Italia e, pur risentendo ancora di un retroterra culturale diverso, sono comunque in larga misura ambientati.È importante che questi dati vengano utilizzati nel modo corretto: non criminalizzando e svantaggiando ulteriormente che è già in difficoltà, ma aiutandolo a essere responsabile protagonista del proprio recupero. Vale anche per la scuola quel che diceva il documento dei vescovi italiani sul Mezzogiorno: il Paese non crescerà se non insieme; ma solo gli uomini e le donne del Sud possono valorizzare le risorse delle loro culture e farle diventare una ricchezza per tutti.
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