Ricordiamoci che ogni voto è la festa della democrazia
sabato 3 dicembre 2016

Caro direttore,
voterò Sì, pur cosciente anche dei limiti della proposta di riforma. La Costituzione è “laicamente sacra”, ma ritoccabile per adeguarla a cambiamenti e ritmi socio-politici e culturali. L’eccesso di tempo nelle diagnosi e baruffe politiche porta confusioni, contraddizioni e perdita di credibilità. Si perde l’essenza, la nitidezza dei perché di merito che si mescolano con le circostanze politiche e culturali del tempo che si vive. I padri costituenti erano consapevoli di offrire al futuro del Paese una Carta con pregi e difetti che andavano superati e adattati ai tempi nuovi. Tanti tentativi sono stati fatti, ma senza esito e il tempo sollecita decisioni per aggiornare i nostri processi. Certo la democrazia è delicata e richiede continua attenzione; e oggi le democrazie non stanno bene. Oggi più che mai occorrono partiti ben regolamentati e trasparenti che vivano democraticamente. Occorre poi che il personale politico sia adeguatamente preparato; nessuno nasce “imparato” ma occorre la consapevolezza che imparare è necessario per poter governare. Al fondo poi rimane il fatto che la democrazia prospera se i governi offrono risposte e risultati buoni per tutti e non per pochi, altrimenti monta giustamente la protesta. Ripeto: questa riforma non è perfetta nella formulazione e nei metodi di approvazione, ma valutato l’insieme propendo per fare il passo avanti. Vada come vada, dopo il voto occorrerà ricomporre le ragioni dello stare insieme, in un cammino comune.
Alberto Mattioli

Gentile direttore,
a mio modesto giudizio, libero e consapevole, nel rispetto delle diverse opinioni, la proposta di riforma della Costituzione sottoposta a referendum va in una direzione molto pericolosa, non tanto perché la Costituzione non debba essere aggiornata o modificata (non stravolta!) in alcuni punti, ma perché l’impianto di modifica, che tocca davvero molti punti, unito all’Italicum, diventa uno strumento che darebbe un potere praticamente assoluto a chi governerà. Alcuni dicono che chi sosterrà e voterà No è contro Renzi e il suo governo, ma non è così, anche se Renzi e i suoi, e gli alleati, varando alcune leggi, come quella sulle unioni civili, hanno posto le basi per la destrutturazione della Famiglia naturale, alla quale è impossibile non dare il grandissimo valore che ha, in quanto fondamento stesso di ogni società, sotto ogni profilo. La realtà è che a me e ad altri è impossibile avallare il potere fortemente accentratore e totalizzante per lo schieramento vincente alle elezioni che scaturisce da tali riforme in abbinamento a un sistema elettorale fatto ad hoc per far sì che un solo uomo e un solo partito o schieramento politico dettino leggi, anche ingiuste e, magari, non condivise dalla maggioranza degli elettori. Desidero sottolineare, in ogni caso, che il mio No non è “personalizzato” contro Renzi e questo governo, ma contro questa forma di potere che eserciterebbe sia l’attuale governo, sia qualunque altro in futuro.
Gualtiero Tedeschi


Caro direttore,
ho seguito con attenzione il dibattito per il referendum, e sono rimasto incerto: continua a sembrarmi che vi siano motivi validi per entrambi i voti; poi però mi sono chiesto: chi sono i sostenitori del No, e cosa hanno fatto di buono per l’Italia? Ho cominciato ad elencare: Brunetta, D’Alema, Salvini... mi sono fermato. E ho deciso; voterò Sì. Grazie per il vostro modo di essere giornalisti.
Sergio Riese

Gentile direttore,
credo che prima di aumentare la “governabilità” ovvero i poteri del Governo, come promesso dagli estensori della riforma costituzionale che siamo chiamati a valutare in sede referendaria, occorra assicurarsi sull’uso che di tali poteri verrà fatto, perché non abbiamo bisogno di fare tante leggi, ma di fare prima di tutto leggi giuste. Occorre quindi chiedersi se questa riforma mette il nostro Parlamento nelle condizioni di farle o più semplicemente di fare leggi che interessano al popolo italiano e sono da esso volute piuttosto che leggi volute da poteri esterni, finanziari o di altro genere. Purtroppo l’esperienza passata e anche recente (legge sulle unioni civili) conferma che spesso il Parlamento legifera in obbedienza a tali poteri. E ciò è facilitato dalla presenza in Costituzione dell’art. 67 (il parlamentare non può avere alcun vincolo di mandato) che consente a Governo e Camere di operare in assoluta libertà da ogni impegno elettorale. In attesa che tale eccesso di “libertà” dei nostri parlamentari venga tolto dalla cancellazione di tale art. 67, meglio mantenere per la emanazione delle leggi la velocità attuale in modo da dare qualche tempo alla coscienza dei nostri governanti di riflettere prima di legiferare.
Giuseppe M. Sesta, Palermo

Caro direttore,
io andrò alle urne, anche se personalmente sono contro l’istituto referendario, sia abrogativo sia confermativo. Ritengo, infatti, che non sia un mezzo idoneo per la risoluzione dei problemi politici e sociali, da affidare piuttosto all’opera di (super) esperti. D’altra parte il passato ci ha dato belle lezioni! Però questa volta, plaudendo al presidente emerito Napolitano, andrò a votare, perché la seconda parte della «Costituzione più bella del mondo» da decenni è stata ritenuta da Indro Montanelli e da tante altre personalità di indiscusso valore, invecchiata e necessaria di ritocchi sostanziosi, meglio, direi, di riscrittura. Non apprezzo tutto della riforma voluta e votata, ma so che se mai si comincia... E così può darsi che parta la riforma del nostro mostruoso sistema normativo, con la rifondazione del sistema Giustizia e la finalizzazione del sistema penitenziario al recupero del reo.
Mario Grosso, Gallarate (Va)

Gentile direttore,
“Avvenire” è uno dei rari quotidiani che hanno mantenuto l’«educazione nello scrivere», esponendo serenamente opposte opinioni. Ne abbiamo letto più d’una coppia... Ma io voglio tornare al “dibattito” del 4 Ottobre tra Vannino Chiti ed Eugenio Mazzarella. Nella lettura rivedevo il confronto tv fra Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky: Chiti e Renzi più pragmatici e più attenti a discutere la riforma “formale” della Costituzione, in altri termini i suoi contenuti e i suoi effetti sostanziali ed immediati; Mazzarella e Zagrebelsky al contrario propensi a impostare il loro discorso su argomenti più evanescenti, quali la storia dell’unità postbellica, la necessaria e agognata unità sociale nella riforma delle regole fondamentali del Paese riecheggiando le teorie sulla “Costituzione materiale di Mortati” che non è sempre quella che è, ma quella che si vorrebbe che fosse attraverso le pericolose vie dell’interpretazione evolutiva della legge. Certi affascinanti approcci hanno purtroppo dei limiti: essi possono andar bene per i filosofi del diritto e per la Dottrina in genere, ma che è opportuno rimanga quale utile ed apprezzabile impulso per il legislatore, unico abilitato a modificare la legge, anche quella costituzionale. Nella ricerca dell’unità e del consenso più ampio penso, con tutta onestà mentale, che lo sforzo maggiore dovrebbe venire da parte di coloro che, dopo aver votato Sì alla Camera ed al Senato (come ha ricordato Chiti) hanno avuto, poi, un ripensamento (che Chiti non ha avuto). Con i migliori saluti.
Paolo Fanfani, Associato di Diritto del Lavoro (a.r.) nell’Università di Firenze

Caro direttore,
sono un lettore assiduo di “Avvenire” e la ringrazio per lo sforzo importante di informare in modo obiettivo sulla proposta di riforma della Costituzione sottoposta a referendum e fortemente sostenuta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo spirito costituente dei Padri fondatori della Repubblica, a mio avviso, è stato completamente travisato e tradito. Per modificare parte della Costituzione ci vorrebbe una Assemblea Costituente, che, respirando quello spirito, lo adatti alla situazione attuale. Affronti tutte le questioni complesse del nostro Paese e del nostro pianeta. Non ho paura di dire che oggi la politica, la buona politica ha un costo che pagherei volentieri. Ma penso anche che il Senato andrebbe abolito. E che, indipendentemente dall’esito della consultazione referendaria, il Parlamento dovrebbe riprendere e modificare la legge elettorale per restituire la sovranità al popolo italiano. Noto poi che ogni cittadino è stato costretto a prendere posizione con o contro il presidente del Consiglio e non a entrare nel merito dei quesiti referendari. Per questo motivi dirò un No convinto sia sul metodo sia sulla sostanza. Cordiali saluti e iniziamo a dirci buon Natale.
Bruno Generale

Gentile direttore,
i vecchi politici del No (D’Alema, Pomicino, Monti, Amato, Berlusconi…) temono l’“effetto Trump” a danno dei loro privilegi. Per i cittadini sarebbe molto salutare... e anche per la democrazia.
Corrado Lepore, Castelpoto (Bn)


Ci siamo, dunque: oggi – 4 dicembre 2016 – si vota. So bene che molti italiani vivranno questo momento come una "liberazione" da un dibattito referendario spesso aspro e quasi mai esaltante. Anche noi ne abbiamo criticato toni e modi in parecchi passaggi. E in certi momenti abbiamo fatto davvero fatica a sopportarlo, da addetti ai lavori e prima ancora da cittadini. Ma oggi, mentre stiamo andando alle urne, per dire il nostro Sì o il nostro No a una corposa riforma della seconda parte della Costituzione, vorrei ricordare a tutti che questa è prima di tutto una festa della democrazia. Non dimentichiamocene neanche per un momento. Nonostante grandi esagerazioni polemiche e anche qualche piccineria, la democrazia italiana è salda. E funziona. E continuerà a funzionare, comunque ci esprimeremo con la libertà che giustamente abbiamo. Grazie ai tanti lettori che ci hanno scritto apprezzando e condividendo la nostra fatica di informare e anche a coloro che avrebbero desiderato che ci schierassimo da una parte o dall’altra. Non abbiamo voluto farlo, ma abbiamo voluto aiutare chi frequenta le nostre pagine e il nostro sito internet a scegliere con cognizione di causa. Perché nelle cose opinabili, è bene che sia così. Sono certo che ognuno di noi ha ormai maturato il suo convincimento ed esprimerà un voto buono. La democrazia vive se ogni singolo voto ha questa forza e questa libertà. Buona domenica a tutti.


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