Caro direttore,
il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha regalato il De amicitia di Cicerone a Zuckerberg, ideatore e dominus di Facebook, che ha dimostrato di conoscere il latino, di saperlo citare a memoria e di ammirare Roma e la sua civiltà. È accettabile che egli, americano, possa capire il latino e tantissimi di noi italiani no? E, soprattutto, che cosa fare? Propongo due risposte: A) chiedere a me l’invio gratis di un libretto – "Primi passi sulla strada della lingua latina" – che in appena 19 pagine insegna, appunto, le basi del latino. Scrivere solo a questo indirizzo di posta elettronica: rcnico@tin.it; B) Inoltrare questo stesso libretto, sempre gratis, a professori e famiglie delle scuole medie affinché si diano almeno le basi del latino. Il motto potrebbe essere: "Poco latino nelle medie, ma per tutti!". Grazie.
don Romano Nicolini, Rimini
Gentile direttore,in occasione della visita in Italia, il fondatore di Facebook ha ricevuto in dono il De amicitia, e ha dichiarato il suo amore per la classicità, la passione per la Pax Augustea e l’apprezzamento per le doti morali di Enea. Tutto questo, però, a mio pensiero, è da non considerare in contrapposizione ad algoritmi e cinese. Vedendo Zuckerberg sfogliare il libro di Cicerone, ho pensato al suo intervento l’anno scorso alla Tsinghua University di Pechino, durante il quale per mezz’ora il "vecchio ragazzo" di Harvard ha sfoggiato un impeccabile (così pare a noi ignoranti) mandarino nel discorso e nel botta e risposta con gli studenti locali, e al colloquio nella medesima lingua con Xi Jinping in visita negli Usa. Si integrino virtuosamente l’informatica col latino, il cinese con Virgilio. Se vogliamo parlare di ricetta, non credo esista una cultura buona e una cattiva, una alta e una bassa, né si debba parlare di supremazia dell’umanistica sulla scientifica o viceversa: c’è la cultura, senza aggettivi né partigianeria, fatta di storie, integrazione, polvere di biblioteche, letture, ma soprattutto vita e ponti tra popoli. Si tragga il meglio da essa, si mescolino gli ingredienti: come sa fare proficuamente (e con furba intelligenza) il Ceo di Facebook, noto per recitare a memoria Iliade ed Eneide durante le riunioni negli uffici di Facebook, a Roma in grisaglia dal Papa e in maglietta grigia alla Steve Jobs con i ragazzi della Luiss, accompagnato dalla bella moglie, Priscilla Chan, nata in Massachusetts da famiglia di rifugiati vietnamiti di etnia cinese e lingua cantonese.
Teresio Asola, Torino
È vero, gentili e cari amici, non c’è sviluppo senza cultura, e non c’è cultura senza salde radici. E questo non esclude affatto innesti fecondi nei tronchi che fanno varia, grande e rigogliosa la foresta della civiltà umana. Dovremmo davvero concentrarci finalmente su questo, invece di continuare ad alimentare il tempo della guerra, del sospetto xenofobo, delle impossibili autosufficienze e della smemoratezza indifferente. E riconoscere e interpellare i piccoli e grandi testimoni e maestri che proprio ora, proprio qui, in questo mondo e in questa Italia difficili possono aiutarci nell’impresa.