Forse non ce l’avrebbe fatta comunque. Perché non voleva farcela, questo purtroppo è chiaro. Un ragazzo di 22 anni, Pateh Sabally, originario del Gambia, scampato alla traversata del Mediterraneo e annegato domenica pomeriggio nel Canal Grande di Venezia, sotto gli occhi di tanti turisti, di tanti abitanti della città. È la determinazione inspiegabile dei suicidi, la loro contraddittoria caparbietà: rinunciano a vivere perché non sopportano la solitudine e scelgono di andarsene coinvolgendo gli altri nel modo più clamoroso possibile, rendendoli testimoni di tanta disperazione. Non ce l’avrebbe fatta comunque, forse. Anche se non fosse stato nero («Africa», lo chiamano, e non si capisce se ci sia cattiveria o se nell’epiteto agisca solo la forza di una triste abitudine), anche se anziché lanciargli un salvagente qualcuno si fosse buttato in acqua e lo avesse agganciato per le spalle, costringendolo a tornare in salvo. Non si può saperlo, quasi non si riesce a domandarselo.
Ma c’è un video, uno dei tanti che pullulano nel web, girato con il telefonino tenuto in verticale da una mano un po’ traballante, fino a quando un’altra mano interviene bruscamente a oscurare l’obiettivo. La voce di chi interrompe la ripresa non ha l’accento veneziano, è pressoché certo che sia un migrante anche lui. Uno che chiede pietà, probabilmente. A meno che non si tratti di un tentativo di spegnere l’attenzione. Non c’è niente da vedere, lasciate perdere. Vediamo tutto, invece, nella proiezione digitale che il mondo offre instancabilmente di sé. E non siamo mai sicuri di quello che abbiamo appena visto, perché dentro di noi qualcosa ci avverte che di una proiezione, appunto, si tratta.
Certo, un eroe avrebbe fatto la differenza, ammesso che vada chiamato eroe chi, obbedendo a un semplice sentimento di solidarietà, provi a salvare un uomo che sta per affogare. Anche se l’altro è un nero, che magari si è buttato per fare scena (questo, si sospetta, uno dei motivi che ha rallentato i soccorsi). Si fa fatica a interpretarla, questa tragedia veneziana. Ma si abbia il coraggio, se non altro, di accettare che di una tragedia si tratta. Non un caso, non un argomento di sondaggio. Qualcosa che ci riguarda, non qualcosa di cui discutere come se davvero fossimo solo spettatori.