No, non ci si può dividere su una “santa donna”. Una donna che merita molto di più di una via che porti il suo nome. No, non ci si può dividere, qualsiasi siano le ragioni, qualunque sia il credo politico. Per questo hanno lasciato un segno profondo e offensivo le superficialità e gli interessi di bottega sentiti in Consiglio comunale a Torino. Per questo continua a colpire il non rispetto della memoria – e la non conoscenza dei fatti – che alcuni politici hanno dimostrato Lia Varesio se n’è andata in un giorno di quasi primavera del marzo 2008, dieci anni fa. Ha raggiunto i suoi barboni, tanti. Decisa, determinata, dalla parte dei poveri, sempre. La chiamavano l’«angelo dei barboni».
È stata una donna straordinaria che ha scritto una pagina storica e ha cambiato il modo di vivere insieme a chi ha perso tutto. Erano gli anni 70 del Novecento, lei impiegata in Comune, un uomo che muore tra le sue braccia. Si chiamava Bartolomeo. Ecco Lia e la Bartolomeo & C, un porto sicuro, fatto di volontariato puro. Lia e le sue denunce, le proteste, la voce grossa quando serviva e, soprattutto, il lavoro silenzioso.
Lia e la porta aperta, per anni sul lato di Porta Nuova in via Sacchi, poi in via Camerana. Ho girato con lei, più volte, le notti di Torino: in via Roma, in corso Massimo D’Azeglio, in corso Trieste. Li conosceva tutti. Portavamo lei vestiti e bevande calde, io le telecamere Rai, per far conoscere una realtà poco nota. La ricordo alla vigilia di un Natale con le borse di cibo e vestiti sotto i ponti del Po, in piazza Carlo Felice. Minuscola, gracile, combattiva, mai compromessi con nessuno. Ha attraversato con le sole forze dei suoi volontari e la sua caparbietà, gli anni più complessi della trasformazione di Torino.
Ha visto, uno dopo l’altro, i clochard andarsene; ha visto arrivare e materializzarsi, davanti alla sua porta aperta, i nuovi poveri: i cinquantenni lasciati fuori dalle fabbriche, donne e giovani rovinati dalle malattie e dalle separazioni, i primi extracomunitari fare la coda per un pezzo di pane. Lei, sandali nei piedi, jeans, camicia a quadretti, una maglia, ha cercato risposte: le prime. È stata testimone delle scelta preferenziale dei poveri. Fino in fondo, anche quando è stata costretta a girare per le strade con la macchina dell’ossigeno. È sulla strada della santità e si unirà ai tanti santi sociali che hanno scaldato la Torino dell’800 e del ’900. C’era, c’è e questo basta. Non è possibile che la società civile, in Sala Rossa, a Torino, si divida per dedicarle una via. Non è possibile.